IL PORTO LO ABBIAMO, MA SANTA VENERE CI MANCA!
Se ci pensiamo bene, nel nostro territorio ormai non vi è più alcuna traccia visibile del culto di Santa Venera. Il Porto c’è ancora, ma di Santa Venera sembra non ci sia più alcuna traccia.
Ma chi era Santa Venera?
Il culto è greco-cristiano, riferito a Santa Parasceve, la vergine santa e martire venerata, soprattutto nell’Italia Meridionale, con i nomi di S. Venera, Veneria o Veneranda.
Ebbe grande popolarità in epoca medievale e risulta oggetto di passiones ed Elogi.
Nata a Roma, o a Locri, all’epoca dell’imperatore Adriano, da ricchi genitori cristiani, che avevano ottenuto con le loro preghiere la sua nascita dopo 35 anni di matrimonio. Alla loro morte Venera vendette tutti i beni che aveva ereditati e distribuì il ricavato ai poveri; poi si ritirò in preghiera finchè non cominciò a predicare pubblicamente la dottrina cristiana. La predicazione della dottrina da parte di una donna, contraria a quanto impartito dalla religione ufficiale, provocò l’ira dei giudei che la denunciarono all’imperatore Antonino Pio.
Da questo momento iniziano le vicende miracolose che segnarono la breve vita della santa. Non vi racconto tutte le sue vicissitudini (che potrete leggere nel libro “Tra Mare e Terra” pubblicato nei primi post), perché le torture a cui fu sottoposta in nome della sua fede furono tante, nell’ultima delle quali muore decapitata.
E’ interessante notare come, proprio nell’odierna contrada Santa Venere, è stata rilevata la presenza di una villa romana datata proprio negli anni in cui è vissuta la santa martire, il II sec. d. C. La villa romana, segnalata sin dal 1860, verrà poi scavata in parte negli anni successivi, tra il 1928 ed il 1930, presso l’imbocco della galleria ferroviaria, anni in cui furono rimessi in luce ruderi di edifici romani di epoca imperiale e sepolcri di età ellenistico-romana. Fino a qualche tempo fa si era ritenuto che gli interventi edilizi realizzati nella zona, tra gli anni 60 e 70, avessero cancellato ogni traccia dell’edificio, nel 2000 però, a seguito di una nuova lottizzazione edilizia, è stata rinvenuta una necropoli romana, datata tra il II secolo a.C. ed il II secolo d.C.. Il numero di sepolture (circa 90) ed il loro povero corredo funerario, li documenta come sepolture di schiavi a servizio della villa. Quindi esisteva una villa schiavistica legata alla coltivazione ed alla pesca. Provate a leggere come ne scrivevano allora i ragazzi delle scuole medie.
La nostra statua di Santa Venera
Esite una statua, oggi nota come di Santa Venera, alla quale si è fatto erronaeamente risalire il toponimo (come abbiamo visto ben più antico della sua scoperta) dell’area.
La statua oggi è posta in una piccola area verde del corso principale, eppure pochi sanno che è una statua d'epoca romana.
L’anno del suo rinvenimento è avvolto ancora nel mistero.
Seppur “Una vaschetta con una statuetta da cui linfe zampillano”, viene segnalata nella relazione del 1834 per la costruzione del porto di S. Venere, la ritroviamo però elencata tra i rinvenimenti effettuati durante i primi lavori del tronco delle Ferrovie Calabro-Lucane, Porto S. Venere-Pizzo, iniziati nel 1870.
“Questo punto si chiama porto di S. Venere per una antica statua in marmo assai mutilata, che è lì da tempo immemorabile, e che fu posta al disopra di una piccola fontana. I contadini le rendono un culto sotto il nome di Santa Venere”, con queste parole viene descritta dall’archeologo francese Lenormant nel 1860.
Difatti la statua è d'epoca romana e rappresenta “Arianna addormentata nell’isola di Nasso”. E' la famosa Arianna del "filo" che consentì a Teseo di uscire dal labirinto, dopo l'uccisione del Minotauro. Teseo le promise di sposarla, ma seppur la portò con se via da Creta, l'abbandonò di notte sull'isola di Nasso... mentre Arianna dormiva, ovviamente. Il modo di dire "piantato in asso" nasce proprio da questa mitica storia... dall'Arianna "piantata in Nasso".
Ma ritorniamo alla statua. Databile tra la seconda metà del II ed il III secolo d.C. raffigura Arianna addormentata su un rilievo roccioso, coperto dal suo manto.
A pensarci bene la statua, che si presenta mutila, priva di testa e molto consunta, richiama alla mente gli esiti di un supplizio di martire, e rende comprensibili le ragioni percui, nell’immaginario popolare, questa figura di donna, distesa inerme sulla roccia, con i fianchi e le gambe avvolte in un manto quasi a coprirne le ferite, riassume emblematicamente tutti i supplizi patiti dalla giovane Santa Venera, compresa l’estrema decapitazione.
C’è mai stata una chiesa dedicata a Santa Venera con il nostro territorio?
La risposta è si. La presenza del suo culto la ritroviamo in un documento proveniente dall’Archivio Collegiale Greco di Roma, riguardante una visita pastorale al casale di Longobardi e S. Pietro effettuata all’inizio del 1600.
Nel descrivere le chiese presenti lungo la costa, apprendiamo che “... Nell’istessa Parrocchia vi sono due Cappelle, una nel Palazzo Ducale alla Marina dedicata a S. Venera. Per l’assenza delli Sig(no)ri Duchi in essa non si trova alcuna suppellettile sacra.”
Ma dov’era la chiesa dedicata a S. Venera?
Determinante in tal senso si rivela la relazione, del 1834, per la costruzione del porto. In essa compare una diruta “casina”, nominata appunto di Santa Venere (ben distinta dall’omonima torre) posta vicino ad una fontana: “alla dritta della chiesetta di S. Venere per chi da terra si rivolga la mare, osservasi una scaturigine d’acqua, ed un’altra più copiosa inoltrandosi un poco verso l’interno nell’istessa direzione, ed è da notarvi una vaschetta con una statuetta da cui linfe zampillano.”
La chiesa era quindi collocata a poca distanza dalla fontana descritta dal Lenormant, la stessa fontana ripresa in una foto dei primi anni del ‘900.
Posto che la fontana si trovava all’altezza dell’attuale bivio per Vibo e Pizzo, poco distante dal distributore ESSO… la chiesa era quella costruita dove oggi è collocata un l’edicola, distrutta negli anni ‘70! Io stesso me la ricordo.
Ma quanto è antico il toponimo di Santa Venere?
Seppure molti di noi questo nome lo legano alla costruzione del porto, le sue attestazioni sono ben più antiche.
Notizie precise le rintracciamo a partire dal 1507 anno in cui il Feudo di S. Venera, che risulta appartenente al Principe di Bisignano venne preso in possesso dal Duca di Monteleone. Nel 1547, Santa Vennera si rivela come un’area molto produttiva, con diversificate attività economiche che spaziavano dalla pesca del tonno alla coltivazione di terre di olivi, trappeto, Molino, Giardino di Agrume, fronda nera, Pergoli ed Arbusti frutti.
E’ nel 1564 del resto che viene costruita la “torre di S. Vennera”, assieme alla gemella di S. Pietro di Bivona, dal mastro monteleonese Giacomo Pitoya. Queste torri dovevano essere costruite “in loco detto La Cala di le Sciabiche et un’altra in loco detto S.ta Vennera...”.
Cosa ci rimane di Santa Venere?
Cosa ci rimane di Santa Venere, oltre il toponimo di una contrada, la statua posta romana sul corso, o del nome dato all’edificio delle suore?
In effetti non è una bella scoperta constatare come sia nella chiesa vecchia che in quella nuova nulla evidenzia immediatamente questo culto: non vi è una statua, un quadro o un'immaginetta... ma non ci siamo fermati all'evidenza! Così abbiamo scoperto che un oggetto in bronzo, neanche tanto piccolo visto il suo peso, legato al culto di Santa Venera è ancora oggi esistente, e lo dobbiamo alla lungimiranza del primo parroco di Porto Santa Venere, don Domenico Costa:
grazie ai documenti abbiamo "riscoperto" che il 31 agosto del 1934, vengono benedette e suonano per la prima volta le due campane della nuova chiesetta di Vibo Marina (quella che per noi oggi è la chiesa vecchia); delle due campane, la più grande porta l’effige di Maria S.S. del Rosario e la più piccola… porta proprio l’effige di Santa Venera!
Fantastico! E come se ci avesse lasciato un’eredità da cogliere… per il riscatto della sua comunità.
Credo che non esista comunità che abbia mai perso un culto cristiano; sarebbe grave se noi ne fossimo i primi!
Perché non ci inventiamo qualche cosa per riprendere un culto così antico?
Un luogo dove Santa Venera è oggi venerata?
Il comune è quello di Acireale (CT), comune in cui la santa è patrona. Si festeggia il 14 Novembre, con la festa della Memoria della traslazione delle reliquie.
Per saperne di più, nonchè vederne la statua che la raffigura: http://www.festetnee.it/novembre2007/SANTA%20VENERA.htm
Ma chi era Santa Venera?
Il culto è greco-cristiano, riferito a Santa Parasceve, la vergine santa e martire venerata, soprattutto nell’Italia Meridionale, con i nomi di S. Venera, Veneria o Veneranda.
Ebbe grande popolarità in epoca medievale e risulta oggetto di passiones ed Elogi.
Nata a Roma, o a Locri, all’epoca dell’imperatore Adriano, da ricchi genitori cristiani, che avevano ottenuto con le loro preghiere la sua nascita dopo 35 anni di matrimonio. Alla loro morte Venera vendette tutti i beni che aveva ereditati e distribuì il ricavato ai poveri; poi si ritirò in preghiera finchè non cominciò a predicare pubblicamente la dottrina cristiana. La predicazione della dottrina da parte di una donna, contraria a quanto impartito dalla religione ufficiale, provocò l’ira dei giudei che la denunciarono all’imperatore Antonino Pio.
Da questo momento iniziano le vicende miracolose che segnarono la breve vita della santa. Non vi racconto tutte le sue vicissitudini (che potrete leggere nel libro “Tra Mare e Terra” pubblicato nei primi post), perché le torture a cui fu sottoposta in nome della sua fede furono tante, nell’ultima delle quali muore decapitata.
E’ interessante notare come, proprio nell’odierna contrada Santa Venere, è stata rilevata la presenza di una villa romana datata proprio negli anni in cui è vissuta la santa martire, il II sec. d. C. La villa romana, segnalata sin dal 1860, verrà poi scavata in parte negli anni successivi, tra il 1928 ed il 1930, presso l’imbocco della galleria ferroviaria, anni in cui furono rimessi in luce ruderi di edifici romani di epoca imperiale e sepolcri di età ellenistico-romana. Fino a qualche tempo fa si era ritenuto che gli interventi edilizi realizzati nella zona, tra gli anni 60 e 70, avessero cancellato ogni traccia dell’edificio, nel 2000 però, a seguito di una nuova lottizzazione edilizia, è stata rinvenuta una necropoli romana, datata tra il II secolo a.C. ed il II secolo d.C.. Il numero di sepolture (circa 90) ed il loro povero corredo funerario, li documenta come sepolture di schiavi a servizio della villa. Quindi esisteva una villa schiavistica legata alla coltivazione ed alla pesca. Provate a leggere come ne scrivevano allora i ragazzi delle scuole medie.
La nostra statua di Santa Venera
Esite una statua, oggi nota come di Santa Venera, alla quale si è fatto erronaeamente risalire il toponimo (come abbiamo visto ben più antico della sua scoperta) dell’area.
La statua oggi è posta in una piccola area verde del corso principale, eppure pochi sanno che è una statua d'epoca romana.
L’anno del suo rinvenimento è avvolto ancora nel mistero.
Seppur “Una vaschetta con una statuetta da cui linfe zampillano”, viene segnalata nella relazione del 1834 per la costruzione del porto di S. Venere, la ritroviamo però elencata tra i rinvenimenti effettuati durante i primi lavori del tronco delle Ferrovie Calabro-Lucane, Porto S. Venere-Pizzo, iniziati nel 1870.
“Questo punto si chiama porto di S. Venere per una antica statua in marmo assai mutilata, che è lì da tempo immemorabile, e che fu posta al disopra di una piccola fontana. I contadini le rendono un culto sotto il nome di Santa Venere”, con queste parole viene descritta dall’archeologo francese Lenormant nel 1860.
Difatti la statua è d'epoca romana e rappresenta “Arianna addormentata nell’isola di Nasso”. E' la famosa Arianna del "filo" che consentì a Teseo di uscire dal labirinto, dopo l'uccisione del Minotauro. Teseo le promise di sposarla, ma seppur la portò con se via da Creta, l'abbandonò di notte sull'isola di Nasso... mentre Arianna dormiva, ovviamente. Il modo di dire "piantato in asso" nasce proprio da questa mitica storia... dall'Arianna "piantata in Nasso".
Ma ritorniamo alla statua. Databile tra la seconda metà del II ed il III secolo d.C. raffigura Arianna addormentata su un rilievo roccioso, coperto dal suo manto.
A pensarci bene la statua, che si presenta mutila, priva di testa e molto consunta, richiama alla mente gli esiti di un supplizio di martire, e rende comprensibili le ragioni percui, nell’immaginario popolare, questa figura di donna, distesa inerme sulla roccia, con i fianchi e le gambe avvolte in un manto quasi a coprirne le ferite, riassume emblematicamente tutti i supplizi patiti dalla giovane Santa Venera, compresa l’estrema decapitazione.
C’è mai stata una chiesa dedicata a Santa Venera con il nostro territorio?
La risposta è si. La presenza del suo culto la ritroviamo in un documento proveniente dall’Archivio Collegiale Greco di Roma, riguardante una visita pastorale al casale di Longobardi e S. Pietro effettuata all’inizio del 1600.
Nel descrivere le chiese presenti lungo la costa, apprendiamo che “... Nell’istessa Parrocchia vi sono due Cappelle, una nel Palazzo Ducale alla Marina dedicata a S. Venera. Per l’assenza delli Sig(no)ri Duchi in essa non si trova alcuna suppellettile sacra.”
Ma dov’era la chiesa dedicata a S. Venera?
Determinante in tal senso si rivela la relazione, del 1834, per la costruzione del porto. In essa compare una diruta “casina”, nominata appunto di Santa Venere (ben distinta dall’omonima torre) posta vicino ad una fontana: “alla dritta della chiesetta di S. Venere per chi da terra si rivolga la mare, osservasi una scaturigine d’acqua, ed un’altra più copiosa inoltrandosi un poco verso l’interno nell’istessa direzione, ed è da notarvi una vaschetta con una statuetta da cui linfe zampillano.”
La chiesa era quindi collocata a poca distanza dalla fontana descritta dal Lenormant, la stessa fontana ripresa in una foto dei primi anni del ‘900.
Posto che la fontana si trovava all’altezza dell’attuale bivio per Vibo e Pizzo, poco distante dal distributore ESSO… la chiesa era quella costruita dove oggi è collocata un l’edicola, distrutta negli anni ‘70! Io stesso me la ricordo.
Ma quanto è antico il toponimo di Santa Venere?
Seppure molti di noi questo nome lo legano alla costruzione del porto, le sue attestazioni sono ben più antiche.
Notizie precise le rintracciamo a partire dal 1507 anno in cui il Feudo di S. Venera, che risulta appartenente al Principe di Bisignano venne preso in possesso dal Duca di Monteleone. Nel 1547, Santa Vennera si rivela come un’area molto produttiva, con diversificate attività economiche che spaziavano dalla pesca del tonno alla coltivazione di terre di olivi, trappeto, Molino, Giardino di Agrume, fronda nera, Pergoli ed Arbusti frutti.
E’ nel 1564 del resto che viene costruita la “torre di S. Vennera”, assieme alla gemella di S. Pietro di Bivona, dal mastro monteleonese Giacomo Pitoya. Queste torri dovevano essere costruite “in loco detto La Cala di le Sciabiche et un’altra in loco detto S.ta Vennera...”.
Cosa ci rimane di Santa Venere?
Cosa ci rimane di Santa Venere, oltre il toponimo di una contrada, la statua posta romana sul corso, o del nome dato all’edificio delle suore?
In effetti non è una bella scoperta constatare come sia nella chiesa vecchia che in quella nuova nulla evidenzia immediatamente questo culto: non vi è una statua, un quadro o un'immaginetta... ma non ci siamo fermati all'evidenza! Così abbiamo scoperto che un oggetto in bronzo, neanche tanto piccolo visto il suo peso, legato al culto di Santa Venera è ancora oggi esistente, e lo dobbiamo alla lungimiranza del primo parroco di Porto Santa Venere, don Domenico Costa:
grazie ai documenti abbiamo "riscoperto" che il 31 agosto del 1934, vengono benedette e suonano per la prima volta le due campane della nuova chiesetta di Vibo Marina (quella che per noi oggi è la chiesa vecchia); delle due campane, la più grande porta l’effige di Maria S.S. del Rosario e la più piccola… porta proprio l’effige di Santa Venera!
Fantastico! E come se ci avesse lasciato un’eredità da cogliere… per il riscatto della sua comunità.
Credo che non esista comunità che abbia mai perso un culto cristiano; sarebbe grave se noi ne fossimo i primi!
Perché non ci inventiamo qualche cosa per riprendere un culto così antico?
Un luogo dove Santa Venera è oggi venerata?
Il comune è quello di Acireale (CT), comune in cui la santa è patrona. Si festeggia il 14 Novembre, con la festa della Memoria della traslazione delle reliquie.
Per saperne di più, nonchè vederne la statua che la raffigura: http://www.festetnee.it/novembre2007/SANTA%20VENERA.htm
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