I TORRENTI VENGONO AL PETTINE!

I Torrenti sono il cuore del problema. Notare che invece di avviarne il loro recupero (messa in sicurezza, bonifica, decementificazione, allargamento della luce dei ponti) ci si costruice sopra o li si usa come collettori fognari, non può che preoccupare.
Tenteremo di rendere il punto più chiaro e magari un tentativo di esposizione più chiara può contribuire ad invitare a trovarne una soluzione, finora mai abbozzata per il modo irrazionale (e dunque rischioso) con il quale si governa il territorio e le sue criticità.

La criticità dell'aria costiera vibonese è legata a quella di essere nata, per il 90% della sua estensione, dal terreno alluvionale accumulatosi per l'apporto dei torrenti negli ultimi 200 anni.
Se partiamo da tale dato dato storico comprendiamo la fragile criticità della costa, e quanto tale criticità aumenti per effetto diretto di una poco corretta gestione e manutenzione del fossi (che con i loro apporti hanno dato origine alle "marinate") e l'indiscriminata pressione urbanizzante.
Se guardiamo solo al problema della depurazione in tale ottica scopriamo che:
1) la fine di ogni processo depurativo (ad oggi) non può prescindere dal finale scarico a mare delle acque trattate;
2) su tre depuratori presenti nel comune due (Silica e Piscopio) le acque non hanno altro modo di raggiungere il mare che scaricando nei torrenti; difatti i due depuratori non sono in rete con quello di Portosalvo, ed i gestori godono di una sorta di tacita autorizzazione (illegale) di scaricarvi dentro.
3) tutti i responsabili della gestione depurativa (Comune e CSI) garantiscono la piattaforma di Portosalvo, mentre nessuno garantisce (per dimensionamento, collettamento ed efficace depurazione) gli altri due, anzi usano descrivere le potenzialità dell'uno per colmare le inefficienze degli altri;
Se leghiamo il problema depurazione alla criticità del territorio costiero scopriamo che:
1) si continua a considerare i torrenti come collettori (utili per i depuratori posti a monte) per il defluire delle acque e perciò tutti (e dico tutti nel loro tratto costiero) con argini troppo stretti e troppo cementati;
2) proprio il Piano Versace descrive le conseguenze della cementificazione distruttiva per la natura del territorio (prima della costa vi sono due terrazzi per gran parte tufacei-arenari); il defluire dei torrenti necessita di "respirare", allargarsi o stringersi a seconda degli apporti, altrimenti esondano in maniera distruttiva;
3) la densità edificatoria dal 2006 ad oggi è aumentata ed è prospettata in aumento nei prossimi anni (si fa fronte alla diminuzione dei residenti investendo sulle multiproprietà per stranieri): nei pressi degli argini cementificati dei torrenti si continua a costruire in barba agli obblighi della Deliberazione 61 del Commissario per l'Emergenza Alluvione; le nuove lottizzazioni concesse sui pianori di Longobardi, Cocari, Feudotto etc aumentanto esponenzialmente i rischi sulla collina per il vuoto strutturale del controllo delle acque bianche, e l'aumento degli apporti fognari nei due impianti depurativi a monte, già sottodimensionati.

Ciò considerato il problema non è tanto l'inquinamento del mare, di per se grave ovviamente (il mare possiede comunque una forte carica autodepurante), ma ancor più il rischio che l'apporto di grandi quantità di acque non trattate o trattate male, provoca nella già precaria rete dei torrenti lungo i terrazzi collinari: quanta parte della vegetazione che fa loro argine sopravviverà agli inquinanti? Quanto eroderà maggiormente l'arenaria friabile questo maggiore apporto?

Se ritorniamo a guardare al fazzoletto di terra nato in questi 200 anni, su cui sorge Porto Santa Venere, posto tra i rischi alluvionali della collina ed i rischi delle mareggiate del mare, quali priorità scegliereste? Quella di fare il lungomare? Di costruire multiproprietà? Lottizzare le colline? Regalare gli arenili? Aumentare i parcheggi per le barche nel porto? Quand'anche questi li avremmo affrontati per primi, basterà un temporale fuori dal consueto per riproporceli nuovamente! Il problema è continuare a non affrontare il nodo dei problemi, con l'attenzione di chi vuole risolverlo e l'entusiasmo di vuole attuarne la soluzione!
Quale il nodo? Diminuire la pressione edificatoria sulla collina; delocalizzare aziende e abitazioni dagli argini dei torrenti; avviare la messa in sicurezza; mettere in rete, collettandoli, i depuratori; affermare la legalità incentivando la partecipazione e la condivisione delle scelte, ... etc.


Perchè di questo nodo del pettine non vi è traccia nel Piano Strutturale? Ed ancor più... perchè l'unico piano che lo affronta, quello Versace, viene relegato solo nei meandri delle strategie imprenditoriali e stenta ad essere quel documento utile alla messa in sicurezza, punto primo dell'agenda comunale, che persegui soluzioni collettive partecipate?

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