PETCOKE PORT SERVICES

Per nessuna ragione possiamo evitare di pubblicare questo post. Innanzitutto perchè abbiamo l'obbligo di ringraziare la PortServices per averci inviato il comunicato stampa aziendale, del 3 scorso e poi, visto il contenuto, per ribadire tutte le nostre perplessità rispetto alle modalità con le quali è stato effettuato il primo sbarco del Petcoke.
Ovviamente il comunicato lo potete scaricare per intero , ma riteniamo giusto riportare il succo dei rappresentanti della PORTSERVICES:
"Il Pet-Coke già da tempo non è considerato un prodotto-rifiuto.Con l’ ordinanza del 15 gennaio 2004 la terza sezione della Corte di Giustizia Europea, investita dalla magistratura italiana relativamente alla esclusione dalla nozione di rifiuto del sottoprodotto di raffinazione denominato Pet-Coke operata dal nostro Governo con apposita modifica legislativa, si è pronunciata definitivamente sulle questioni sollevate sostenendo che "il coke da petrolio prodotto volontariamente, o risultante dalla produzione simultanea di altre sostanze combustibili petrolifere, in una raffineria di petrolio ed utilizzato con certezza come combustibile per il fabbisogno di energia della raffineria e di altre industrie non costituisce un rifiuto ai sensi della direttiva del Consiglio 15 luglio 1975, 75/442/CEE, relativa ai rifiuti, come modificata dalla direttiva del Consiglio 18 marzo 1991, 91/156/CEE." La manipolazione del prodotto, nelle attività di scarico e trasporto, deve seguire le norme dettate dal DM Sanità del 28 Aprile 1997 e dal Dgls 152 del 3 aprile 2006, prevedendo opportune protezioni per i lavoratori addetti alle operazioni e per l’ambiente. (...) Nelle attività di scarico del prodotto, il personale specializzato di Port Services srl ha utilizzato tutte le precauzioni necessarie ad evitare qualunque tipo di contatto fisico e con l’ambiente circostante. Nello specifico, a protezione dell’ambiente di lavoro ed in applicazione delle norme stabilite in materia ambientale, sono stati utilizzati: speciali teloni protettivi e sacchi di sabbia sul ciglio della banchina al fine di evitare dispersioni al suolo, spargimento di prodotto all’interno del bacino portuale ed altre eventuali dissipazioni. A maggior tutela dell’ambiente di lavoro, inoltre, per le operazioni di scarico sono state utilizzate le gru di bordo della nave e non, come normalmente viene fatto, le gru in banchina, in dotazione alla società.Il personale ha poi direttamente proceduto a bonificare la banchina dagli eventuali residui. (...) la società intende rassicurare circa l’avvenuta corretta e sicura manipolazione dei materiali durante le operazioni di scarico della nave World Trader, avvenute nel mese di settembre."


Orbene contestiamo l'incipit e la sostanza del comunicato della PortServices (sito aziendale). Ribadiamo quella che non è solo una nostra perplessità ma anche una precisa disposizione di legge dedicata al PET-COKE con una recente sentenza della Corte di Cassazione, (del 2006, chiarisce nei termini della Corte di Giustizia Europea espressi nel 2004) che ribadisce come sia sottratto alla disciplina dei rifiuti "purchè siano rispettate le condizioni di cui all’art. 293 del citato D.Lgs. n. 152 (vale a dire usato per combustibile, nell'area d'uso), diversamente, la disciplina autorizzatoria prevista in generale per la gestione dei rifiuti si applica anche al petcoke ove quest’ultimo, commercializzato e destinato alla combustione, non soddisfi le condizioni per tale utilizzo, in particolare nel caso in cui sia presente una quantità di zolfo eccedente la soglia massima prevista dall’allegato X alla parte V del D.Lgs. n. 152 del 2006 e richiede un trattamento per rientrare nei limiti della soglia di utilizzabilità." In sintesi è combustibile dentro la fabbrica che lo usa come tale, con i dovuti trattamenti, mentre è da considerarsi rifiuto fuori dalla fabbrica! Maggiori cautele sono poi obbligatorie se la percentuale di zolfo contenuta supera il 7%! Ciò vuol dire che fuori dalla fabbrica, nelle fasi di sbarco, trasporto e deposito essere trattato secondo le norme generali per la gestione dei rifiuti.
Ma legge a parte... visto che le polveri sottili di Petcoke sono mutagene e cancerogene, ci avrebbe fatto molto piacere poter fotografare qualcuno che usasse almeno una mascherina a protezione delle vie respiratorie in entrambi gli sbarchi della World Trader I e successivi "spazzamenti" della bachina, ma ahinoi non ne abbiamo potuto documentare nemmeno uno!

Il che, smentendo le affermazioni aziendali, non depone a favore nè delle misure adottate per la tutela dei lavoratori nè a tutela di quanti operano nell'area del bacino portuale, nè di quanti vivono nella città portuale... Tra l'altro, ci preme sottolineare che la pratica di sbarco attuata svilisce gli investimenti realizzati (oltre che l'efficacia in termini di tutela ambientale) dalle ditte di trasporto locale per dotarsi di mezzi moderni adeguati a tale tipi di prodotti, percui... ci esentiamo dall' estendere all'azienda alcun altro ringraziamento!

Commenti

Anonimo ha detto…
Sicuramente la direzione della Port Service deve aver visto un film sull'ecologia e si è calata nella parte,quasi quasi li dobbiamo ringraziare,per averci salvato almeno questa volta dall'inquinamento, oppure, si drogano!!! ,?Ma cosa credono che gli abitanti di Vibo Marina hanno gli occhi foderati di prosciutto?Io non ho visto nè teloni ne sacchi di sabbia ne mascherine ne tantomeno opera di bonifica dopo lo scarico,sarò scema o cieca?
Anonimo ha detto…
Anch'io non ho visto alcun tipo di attenzione. Ma gli operai della Port Service sapevano che tipo di prodotto stavano trattando? Dal comunicato stampa si evince che i responsabili lo conoscessero e che sapessero che altrove vi era stato il sequestro del petcoke... perchè non hanno fatto usare nemmeno una mascherina ai loro dipendenti?
Non capisco come facciano ad avere il monopolio dell'attività portuale, con quei medievali sistemi di sbarco del petcoke!
Domenico.
EOS ha detto…
Beh! A quanto pare non sono il solo ad aver avuto le traveggole (che per fortuna ho fotografato)! Ed è comprensibile la vostra reazione. Sarebbe stato più apprezzabile un discorso del tipo:
a) abbiamo sottovalutato la pericolosità del combustibile/rifiuto; non appena preso contezza abbiamo deciso di usare la tramoggia.
b) i tempi impostici per la consegna del combustibile/rifiuto ci hanno costretti a rendere più celeri i tempi di sbarco, anche a costo di qualche rischio;
C) se fosse stato un problema scaricare il petcoke in quella maniera, sia il chimico del porto che la Capitaneria avrebbero dovuto porci delle prescrizioni precise; non essendoci date abbiamo sbarcato la merce.
Affermare di aver invece svolto alla perfezione il proprio lavoro, anche contro ogni evidenza... beh! questo non può che rendere stridente ed incomprensibile lo scarto dimostrato tra monopolio e capacità operative; mezzi ed responsabilità di sicurezza! Probabilmente solo un pò di sana concorrenza in questo settore potrebbe costringere a dire pane al pane e vino al vino!
calabrisella ha detto…
ammettere di aver sbagliato significa anche esser pronti a pagare le conseguenze dei propri errori e diciamo la verità in economia quando si tratta di pagare si tirano tutti indietro!
Cosa importante è che noi cittadini non ci beviamo tutto quello che ci presentano come buon vino ma che sviluppiamo un giusto senso critico delle cose! e di questo non smetterò mai di ringraziare questo importantissimo sito.
EOS ha detto…
E' il principio di responsabilità che prevede che chi sbaglia paghi, altrimenti... l'irresponsabilità potrebbe condurci, come ci ha condotto con l'alluvione, a disastri ben più gravi.
Accettiamo i tuoi complimenti perchè ogni giorno che passa aumenta in noi la coscienza che stiamo costruendo insieme qualcosa di veramente storico... sito web incluso!

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