IN CALABRIA SI DESTRUTTURA LA TUTELA: LETTERA AL MINISTRO BONDI DELLE ASSOCIAZIONI VIBONESI

E' importante essere sensibili e presenti a quanto accade intorno a noi, specialmente se iniziative amministrative mettono a rischio, destrutturandole, le attività di tutela dell'intero territorio regionale.
I percorsi comuni con le altre associazioni rendono efficace ogni iniziativa e migliori ognuno di noi. Convinti di ciò abbiamo ritenuto necessario partecipare assieme alle altre associazioni vibonesi ad una lettera/comunicato stampa indirizzata al Ministro On. Sandro Bondi, nella quale si esprimono forti preoccupazioni rispetto alla nuova riorganizzazione della Soprintendenza Archeologica della Calabria. Dobbiamo all'impegno dei suoi funzionari (studi ed atti amministrativi) l'aver sottratto alla cementificazione dissennata l'area del Castello di Bivona, del Trainiti, di S. Irene e tante altre aree in tutti i comuni della provincia e della regione. Come dice un nostro amico di CittAperta "l’archeologo è un ricercatore e uno storico nello stesso tempo. In quanto ricercatore deve studiare il contesto in cui opera, conoscere pietra su pietra, se così si può dire, prefigurarsi gli scenari possibili, verificare ogni traccia, formulare ipotesi di sviluppo, non essere mai avventati, ma sempre molto prudenti e incrociare più volte i dati. In quanto storico i risultati delle sue ricerche e scoperte si legano alle letture che del passato sono state compiute per confermarle o addirittura sovvertirle, secondo un quadro sempre dinamico e mai statico". Ed ha ragione. Quando poi queste esperienze radicate nel territorio coincidono con le attività funzionali dello Stato volte alla tutela, i risultati non possono che essere efficaci. Ci si chiede come può, proprio una archeologa soprintendente, disconoscere tutto cio!
Riportiamo per intero la lettera/mail inviata stamani al Ministro ed alla stampa.

"Eccellenza,
le associazioni di volontariato che operano nella Provincia di Vibo Valentia, ritengono necessario esprimere la loro preoccupazione per l’avvicendamento dei funzionari archeologi sulle aree archeologiche più importanti del territorio calabrese, recentemente disposto dal Soprintendente per i Beni archeologici della Calabria.
Convinte che l’alternanza, nel campo della ricerca archeologica, sia contraria ad ogni efficace attività di conoscenza e di tutela, invitiamo il Soprintendente a rivedere le proprie scelte, tenendo conto della specificità storica della regione e della professionalità di funzionari, oggi veri “genius loci” dei territori di loro competenza. Essi sono i soli, rispetto ai territori in cui più a lungo hanno operato “in grado di dare efficacia a tale sapere” e di attuare un’efficace azione di tutela, ponendo il patrimonio archeologico al di sopra di tutti gli altri valori, compresi quelli economici. Pensiamo che sarebbe più corretto e più utile, allora, consentire agli archeologi di portare avanti il lavoro intrapreso e di approfondire le problematiche in corso di studio, così da rendere realmente utile l’attività di scavo e ricerca, che non è certo fine a se stessa, ma mezzo finalizzato oltre che ad arricchire la conoscenza del mondo antico anche a tutelare e conservare i manufatti realizzati in antico.
Desta apprensione la partizione del territorio calabrese pubblicata da un quotidiano locale: non viene più mantenuta la divisione per province, né la dislocazione geografica dei comuni, ma soprattutto non sembra venga rispettato un serio criterio scientifico, tanto da cancellare la coerenza storico archeologica degli ambiti territoriali che finora aveva caratterizzato l’ottima organizzazione della Soprintendenza per i beni archeologici.
Accorpare i comuni di Cosenza e Rende al territorio di Catanzaro e Lamezia così come gran parte delle Valli del Crati e del Savuto; staccare il territorio di Locri antica dal comune di Gerace; ridurre drasticamente il territorio afferente al Museo di Locri; accorpare i comuni di Paludi, Pietrapaola e Rossano (dal punto di vista storico archeologico parte integrante della Sibaritide) alla Crotoniatide; individuare come fascia tirrenica alcuni comuni montani della provincia di Cosenza (quali Torano, Roggiano Gravina, San Marco Argentano, Montalto Uffugo), si prefigurano come scelte contraddittorie, lontane dai principi della tutela integrata ed efficace. Unire poi al territorio vibonese le aree di Soverato, Badolato ecc., così come l’inspiegabile accorpamento di alcuni comuni della fascia delle Serre Vibonesi (Serra S. Bruno) al territorio reggino, rivela in tutta la sua drammaticità l’impossibilità di attuare organicamente in futuro ogni immediato intervento di tutela, che al contrario ha caratterizzato l’azione della Soprintendenza Archeologica in questi anni.
Non si può dimenticare che la costante e attenta attività rivolta dalla Soprintendenza archeologica, grazie a funzionari radicati sul territorio, ha prodotto risultati importanti: Parchi Archeologici (Sibari, Locri, Roccelletta di Borgia, Capo Colonna, Rosarno, Vibo, Monasterace. Palmi, Casignana, Santa Maria del Cedro, Gioiosa Ionica, Castiglione di Paludi ecc), Musei sempre più diffusi sul territorio (Locri, Vibo, Crotone, Capo Colonna, Roccelletta, Sibari, Scalea, Amendolara, Monasterace) oltre ai vari musei civici allestiti in collaborazione con gli Enti locali, spesso gestiti grazie al contributo delle associazioni di volontariato, che sempre hanno ritrovato nei funzionari della Soprintendenza il migliore supporto alle azioni di conoscenza e tutela intraprese. Ci interroghiamo preoccupati sulle conseguenze per la ricerca scientifica e per la tutela di quella che si rivela una evidente “destrutturazione”, che spezzando la continuità e l’omogeneità storico archeologica del territorio, ritarderà inopinatamente i tempi ed i modi di intervento nelle azioni di tutela.
In tal senso poi l’attività dei funzionari archeologi (della Dott.ssa Iannelli, al pari di tutti gli altri funzionari oggi trasferiti senza alcuna concertazione funzionale), meriterebbe ben altro riconoscimento per l’impegno e la dedizione profuse in questi anni, tanto da divenire simbolo stesso della presenza dello Stato in territori in cui a stento lo si riconosce!
La “riorganizzazione” realizzata di fatto destruttura la tutela dei luoghi e dei beni, che fino a ieri vedevano la Soprintendenza Archeologica Calabrese non solo un esempio virtuoso per il Ministero ma, ancor più, un efficacissimo punto di riferimento per tutte le associazioni impegnate nella tutela delle risorse del territorio. Le associazioni vibonesi, riscontrando allarmati che, con tale atto amministrativo, l’azione incisiva portata avanti fino ad oggi andrà ad affievolirsi, a vantaggio di quanti ritengono la salvaguardia un ostacolo allo sviluppo, manifestano tutta la nostra preoccupazione per le conseguenze negative sul valore stesso del concetto di tutela, così faticosamente riconquistato in questi anni, che verrà a prefigurarsi, ed invitano pertanto il Ministro ed il Direttore Regionale ai Beni Culturali ad un immediata sospensiva di quanto disposto dal Soprintendente al fine di evitare un grave ed irreparabile danno a tutte le comunità del territorio calabrese."

IL COORDIMENTO DELLE ASSOCIAZIONI
PER LA DIFESA DELLA SALUTE E DEL TERRITORIO VIBONESE
Amico cavallo (Cessaniti)
Archeoclub (Vibo V.)
CittAperta (Vibo V.)
Comitato civico NO Discarica (Vazzano)
Comitato Verso l’Autonomia di Porto Santa Venere (Vibo M.)
Ass. Compresi gli ultimi (Vibo V.)

Ass. Proloco Vibo Marina
Conte d'Apice (Vibo V.)
Lega Ambiente (Vibo V.)
Matis (Vibo V.)
Movimento Ecologico Argonauta (Vibo M.)

No Antenna (Zungri)
Non Mollare (Cessaniti)
WWF Calabria.

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