VITTIME IN... DIFESA

Il processo (leggi CalabriaOra) si è avviato e dopo l'accusa verrà ascoltata la difesa. Il suo fulcro - giustamente - sembra dipanarsi sulla sorte delle vittime che non ci sono più, anche se c'è da chiedersi dove sono finite le vittime sopravvissute: il territorio devastato ed i cittadini infangati.
Ci si domanda se le condizioni delle strade e dei torrenti, con ponti a luce piccola o con alvei ristretti e cementificati e la loro stessa manutenzione, non siano stati in qualche modo "condizionati" da una eccessiva quanto sorprendente edificazione in aree R3 o R4.
Probabilmente se nelle zone costiere, ben identificate nel PAI, non fosse stato concesso qualche permesso a costruire o nel farlo si fosse tenuto conto delle perimetrazioni descritte, i ponti avrebbero potuto avere maggiore luce e gli alvei dei torrenti sarebbero stati più larghi e sicuri.
Anche la loro manutenzione ordinaria si sarebbe potuta effettuare con la dovuta perizia, magari con costi minori ed in tempi adeguati.
In molti hanno scoperto i nostri torrenti solo dopo l'alluvione: li hanno guardati sorpresi dai loro balconi, scoperto le altezze dal segno marrò sul soffitto della tavernetta/scantinato... o contati per la prima volta tra le mappe riaperte sulle scrivanie.
E' probabile dunque che quanto il PAI prescrive, se vale qualcosa, valga per tutti, per gli enti nazionali, regionali, provinciali e comunali, al pari dei singoli cittadini, ed è probabile che poi, alla fine, siamo tutti vittime... di noi stessi. Se è così non abbiamo attenuanti anche se stiamo in difesa, dietro i nostri recinti condominiali.

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