CDR E PROVINCIA: IL SILENZIO SUL FUTURO ED IL SILENZIO SUL PASSATO!

Non siamo i soli a considerare una scellerata follia incentivare l'utilizzo dell'Italcementi (una fabbrica ormai del tutto "urbanizzata") con combustibili da rifiuti.
Continuano ad aumentare le voci dei contrari, (vedi la posizione di Sinistra e Libertà su Il Quotidiano) tant'è che sorprende come mai non si sia intrapresa alcuna via di dialogo e confronto tra le nostre istituzioni (Provincia in primis)ed i cittadini, prima di di giungere ad una decisione.
Se partiamo dal presupposto che tutti vogliono lo sviluppo, tutti il lavoro e tutti la tutela della salute, è assurdo e preoccupante il silenzio sul tema PETCOKE/CDR/PFU (vedi co-combustione) da parte dell'Assessore Provinciale all'Ambiente che, seppur in molti stimiamo per la sua preparazione ed impegno civile, finisce per essere fraintesa, scambiata per un tacito assenso "tout court" ad una operazione che mina nelle sua fondamenta la "vivibilità" della nostra provincia: non conosciamo ad oggi il suo parere in propositito, e seppur l'attendiamo, manteniamo forte la convinzione che non verrà meno al suo preciso compito istituzionale d'avviare un percorso partecipato tra i tanti portatori d'interesse coinvolti in questa vicenda, che certamente non si esauriscono con il dirigente dell'Italcementi ed il Commissario Straordinario ai Rifiuti.
A tal proposito ha destato la nostra curiosità quanto testualmente scritto a pag.2 della Relazione SIA Italcementi: "I progetti proposti sono stati già oggetto di istanze autorizzative negli anni passati, ed in particolare:
· CDR: istanza di recupero energetico in procedura semplificata ex artt. 31 e 33 del DLgs 22/97 presentata nel 2005 alla Provincia di Vibo Valentia;
· PFU: richiesta di autorizzazione ex artt. 27 e 28 del DLgs 22/97 presentata nel 2005 al Commissario Delegato per l’Emergenza Ambientale nel Territorio della Regione Calabria, successivamente ripresentata allo stesso Ente ai sensi dell’art. 208 del DLgs 152/06."

Dunque, ci siamo detti, se vi è stata una "istanza autorizzativa" nel 2005 alla Provincia, vi deve essere senz'altro stata una osservazione all'istanza, percui - come è nostra prassi - ne siamo andati alla ricerca... ed a sorpresa abbiamo appreso che a quelle istanze non venne dato alcun seguito proprio per le perplessità sulla combustione del CDR espresse dall'Ufficio del Commissario Delegato per l'Emergenza Ambientale nel Territorio della Regione Calabria, che a riscontro di una nota dell'Amministrazione Provinciale, nella quale se ne chiedeva vincolante parere ... rispose in calce che dovendo il CDR avere un "contenuto di cloro in massa non superiore allo 0,5% (...) i dati disponibili non sono sufficienti ad esprimere parere circa l'applicazione di dette procedure" (leggi documento).
In soldoni, viste le allora esistenti prescrizioni tecniche ed amministrative, le prescrizioni imposte dalla normativa sulle emissioni in atmosfera ed i limiti del Piano Regionale dei Rifiuti, su quelle istanze non fu possibile esprimersi... per dati "non sufficienti"!
Anche ad una seconda lettura della SIA presentanta quest'anno dall'azienda non si riscontra alcun riferimento "al contenuto di cloro in massa" del CDR che verrebbe utilizzato come combustibile, il che potrebbe anche non essere conseguente all'assoluta inesistenza di dati sul contenuto "in massa del cloro" del CDR prodotto nel futuro impianto di valorizzazione di S. Calogero! Però questa "non evidenza" del dato sul cloro sorprende ancor più perchè rispetto a quelli delle "prime istanze i progetti hanno subito" stante quanto scritto nella SIA ITALCEMENTI "migliorie ed aggiustamenti beneficiando dell’esperienza acquisita da Italcementi nella gestione di analoghe attività in Italia ed all’estero."
Essendo dunque ancor oggi "insufficiente" tale dato è legittimo chiedersi quali siano state le migliorie apportate al progetto del 2005, e se in assenza di precise garanzie sulla provenienza del CDR e del suo contenuto di cloro sia possibile autorizzarne a priori l'uso in una cementeria, che non è affatto un incenitore!
Su questo, da cittadini, non resta che chiederne spiegazioni al Commissario ed alla Provincia, gli stessi protagonisti istituzionali del 2005, rammentando loro se non sia prudente, in ogni caso, far tesoro dell'esperienza di Calusco D'Adda, predisponendo sin d'ora le dovute cautele... a tutela - se non dei poveri cittadini locali - almeno di quanti ormai sono occupati stabilmente nelle forniture e guardianie degli impianti turistici della "Costa degli Dei"!

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