PAI A SAN PIETRO ... E SCOPRIRAI CHE LE QUERCE CHE TENEVANO LA TERRA HANNO LASCIATO IL POSTO... ALLE RETI!

Nello "studio" Versace il taglio vegetazionale indiscriminato lungo le aste fluviali viene più volte citato tra le cause della fragilità idrogeologica della nostra collina: è strano che proprio quanti lo ritengano uno studio (e non un Piano), questa parte non l'abbiano studiata! Questa inattesa scoperta ci si rivela dinanzi al borgo di S. Pietro ... vai, vai... anzi PAI a S. Pietro, dove sono a buon punto i lavori di messa in sicurezza del costone sud, che man mano procedono, appaiono sempre più come una grave ferita.
I tagli pesanti alla vegetazione lungo i costoni per apporre reti reggimassi e chiodature sembrano insensati e ci si chiede se il modo di intervenire poteva essere diverso: quale manuale di rinaturalizzazione e messa in sicurezza idrogeologica... prevede il taglio a raso di querce verdi e solide lungo i costoni? A rigor di logica nessuno.
I nostri valloni sono entità geomorfologiche attive sia dal punto di vista morfodinamico (erosione delle acque di ruscellamento e marina, frane, crolli) che geodinamico (terremoti, deformazioni al suolo, fratture), e quell’intervento sembra vada in direzione opposta alla loro stabilizzazione, e quindi ad una efficace sicurezza idrogeologica. Gli anziani di S. Pietro non nascondono la loro preoccupazione dinanzi al taglio netto di quegli alberi; le querce sulla scarpata poi, che nella loro cultura rappresentano il modo antico più efficace al consolidamento di una scarpata, appare insensato: “Pecchì i tagghijaru? Chi ‘nci teni chìja rìti? Allura? ‘nci servia ligna!”. Nella loro logica solo un vantaggio personale giustificherebbe quel taglio insensato.
Il quercus (cerro, farnetto, leccio, rovere, roverella, farnia da sughero) sia per il suo alto valore ambientale che per la naturale capacità del suo impianto radicale di ridurre i rischi di erosione e frana dei pendii, viene preferito a molte alberature negli interventi di ripristino idrogeologico di un vallone torrentizio. Perchè a S. Pietro viene tagliato?
Al massimo nella messa in sicurezza dei valloni si ritiene utile solo l'eliminazione dei polloni sottomessi, malformati e in sovrannumero, mai il loro taglio definitivo!
A S. Pietro non si è fatto e non si farà ed allora ci si domanda: perché?
Ci si domanda se quel taglio è stato effettuato con i necessari pareri, studi ed autorizzazioni degli organi preposti alla tutela dei vincoli idrogeologici ed ambientali di quell’area. Ci si chiede se proseguendo più a valle si continuerà con il taglio a raso delle querce, trasformando così i costoni in vere e proprie “bombe ad orologeria”, pronte ad esplodere con frane distruttive al primo forte acquazzone stagionale.
Che le querce reggano i costoni meglio delle reti a noi poi ... lo ha perfino dimostrato l’alluvione del 3 luglio 2006: la frana assassina è partita proprio da un tratto di costone retto da reti. Solo lì! Chi crede che simili interventi riducano il rischio frana o favoriscano la riclassificazione delle aree di rischio previste dal PAI dimostra di non voler intendere quale sia il senso della messa in sicurezza idrogeologica di un territorio nè cosa sia l'ABR o il PAI, ma sia solo interessato ad aumentarne le aree cementificabili!
Ma la sicurezza viene prima di ogni cosa: ’a terra 'a trattèni l’àrburu! conclude l’anziana signora di S. Pietro, accelerando il passo verso la piccola piazza, impotente dinanzi a quelle ruspe, cemento e reti. Con una saggezza ormai ritenuta inutile da questi uomini.
Pubblichiamo le foto impressionanti dell’area, certi che questa nuova ferita possa far riflettere sulla stupidità dei vibonesi moderni che incuranti delle lezioni che la natura ci infligge, continuano a sottovalutarne il valore ed i limiti. Le pubblichiamo affinchè i tecnici dell'Autorità di Bacino Regionale possano vederle e giudicare... ne pubblichiamo anche una con le querce che ancora vivono più a valle, oltre il ponte, certi possa contribuire ad evitarne l'imminente sparizione!
Ci auguriamo che chiunque abbia responsabilità sul nostro territorio (Vigili? Forestale? RUP? Ronde Ecologiche?) promuova ogni azione utile ad accertare i metodi sin qui praticati e, allo scopo di impedire che eventuali danni o reati possano essere portati ad estreme conseguenze, di valutare l’ipotesi di procedere ad una sospensione preventiva immediata dei lavori in corso, fino a definitivo accertamento della funzionalità del proseguo di quel tipo di taglio per una efficace messa in sicurezza.
Altrimenti … guai a lamentarsi, cari signori, se ogni volta che piove la montagna ci frana in testa!

Commenti

calabrisella ha detto…
sono allibbita!
il tuo articolo rende molto bene l'idea dello scempio che hanno effettuato. Non capisco però con quale criterio la messa in sicurezza idrogeologica viene fatta con il taglio degli alberi. Persino gli anziani del luogo se ne rendono conto.
L'albero è intoccabile, deve essere reciso solo quando è seriamente malato! ma in calabria purtroppo non c'è alcuna legge che tutela il nostro paesaggio, così come vengono sradicati gli ulivi secolari per essere rivenduti altrove (di qualche giorno fa la notizia di un recente rapimento). L'on. Censore aveva promesso una legge al riguardo (è già passato un anno), la burocrazia lenta, bla bla bla, o solo proclami?
Purtroppo legalmente non si può fare niente ma alzando la voce tramite i media si può denunciare questa incompetenza che sta distruggendo il nostro territorio. posterò la notizia sul mio blog.
EOS ha detto…
Mi sembra una buona idea. Dare visibilità a quanto accade potrebbe almeno evitare lo stesso destino alle querce poste più in giù! Proviamo ad indirizzare il post anche ai giornali ...
Anonimo ha detto…
imparato molto
Anonimo ha detto…
leggere l'intero blog, pretty good
Anonimo ha detto…
La ringrazio per Blog intiresny
EOS ha detto…
E' un piacere! Le interessa S. Pientro perchè originario di quì o qualche tema in particolare? Non ha che da chiedere ...

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