PER RIPULIRE LA CITTA' ... NON BASTA PIU' IL PENNELLO!
Rione Pennello, tra erosione e aria irrespirabile Paolillo e Santoro: oltre a controllare l'acqua si faccia anche un monitoraggio ambientale
di Vittoria Sicari - Gazzetta del Sud 17.10.2010
di Vittoria Sicari - Gazzetta del Sud 17.10.2010
Il quartiere Pennello di Vibo Marina non è solamente l'emblema del degrado fisico e strutturale, ma è anche la zona più inquinata a livello atmosferico. A sollevare l'attenzione sulla grave situazione di irrespirabilità dell'aria ci ha pensato il Wwf che nella giornata di ieri ha organizzato un sit-in sul viale dell'Industria, all'altezza della piazzola Agip. «Oltre a controllare l'acqua – ha sottolineato il responsabile provinciale dell'associazione Domenico Santoro – occorre che le autorità preposte intervengano per monitorare l'aria, che specialmente in questo quartiere è irrespirabile, sia a causa dell'inquinamento gassoso, che della polvere che si solleva da terra da quando la strada camionale, parallela al viale dell'industria è stata chiusa a causa dei lavori di ripristino del letto di un torrente danneggiato dall'alluvione del 2006». In realtà, l'abbandono, che anno dopo anno è diventato cronico, si sta impadronendo di quel che rimane di spiagge, strade, piazze. E se negli anni '60 e '70 il Pennello, benchè non si fosse data alcuna connotazione turistica, era il mare non solo dei vibonesi, ma anche dei turisti provenienti da altre regioni d'Italia, oggi è il simbolo del decadimento totale delle frazioni marine. A ricordarlo Katia Achille che da 58 anni ha casa in quel quartiere e che come tanti altri abitanti della zona sperava, che almeno con il passaggio dell'intera area dal demanio al patrimonio, il comune potesse acquistare i terreni e rivenderli ai privati, bonificando così il territorio.
«Sta di fatto – ha osservato Pino Paolillo segretario regionale Wwf – che abbiamo scritto all'Arpacal per avere dati aggiornati sul monitoraggio ambientale e per sapere come mai a Vibo Marina viene utilizzata una sola unità mobile di rilevamento che staziona nell'area portuale. L'Arpacal – prosegue Paolillo – ci ha a sua volta indirizzati al comune a cui abbiamo protocollato una richiesta in giugno senza avere avuto ancora alcuna comunicazione».
A dare man forte ai responsabili del Wwf c'era anche l'ex consigliere di circoscrizione Michele Zaccaria, Paolo Sorrenti, presidente della Lega navale, il quale ha proposto di avviare un tavolo istituzionale di confronto e Michele Malderizzi, presidente dell'associazione Marinai d'Italia, che nel condividere la battaglia a favore dell'acqua e dell'aria salubre, ha evidenziato la necessità di delocalizzare le industrie ubicate nel centro abitato. Della stessa opinione Domenico Schipilliti dell'associazione Marea, il quale ha espresso preoccupazione riguardo la paventata ipotesi che all'Italcementi possa essere bruciato Cdr (combustibile derivato dai rifiuti) e Pfu (pneumatici fuori uso).
Il punto su cui sia il Wwf che le altre associazioni presenti sul territorio non intendono demordere è che «l'inquinamento c'è e lo si percepisce anche visivamente, infatti, spesso il cielo si colora di una striscia scura che come una coltre sovrasta Vibo Marina». E se l'aria, è acclarato che sia incolore e inodore, forse qualcosa di strano ci sarà pure. Un'interrogativo legittimo che i residenti girano alle autorità sanitarie e agli amministratori locali ai quali chiedono sia di condurre un'accurata indagine epidemiologica, che di provvedere ad acquistare nuove centraline per il monitoraggio ambientale. È comunque notizia recente che l'amministrazione comunale abbia già inserito in bilancio la somma per l'acquisto dei macchinari di controllo per l'inquinamento.
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