ITALCEMENTI, CDR E PFU: UN PROGETTO DA RIFIUTARE PERCHE' CARENTE (COME DA VERBALE)!

La nostra contrarietà a trasformare l'Italcementi in un inceneritore è nota, così come sono note le ragioni. Basta cliccare sull'argomento CDR del nostro blog per riportarle a memoria.
E' triste però notare come all'aumento delle paure per tale proposta, la politica nostrana - con la solita preoccupante cecità e superficialità di giudizi - preferisca dividersi sul niente, piuttosto che informare i cittadini.
Noi preferiamo continuare ad informare sui fatti. Lo avevamo fatto pubblicando il Progetto
[Relazione Tecnica sull'uso del CDR (8 mb); Relazione Tecnica sull'uso del PFU (5,3 mb); Relazione SIA completa (10,5 mb)], e sfogliandolo semplicemente, ci sorprese l'assoluta uniformità di quel progetto con la Relazione Tecnica dell'Italcementi di Vibo e quella della stessa società per lo stabilimento di Scafa (a parte l'altezza ed il diametro della ciminiera -la nostra è più grande - le relazioni non hanno praticamente molte differenze: stesse parole, stessi capitoli, stesse procedure, stesso anno d'elaborazione (2007). Date un'occhiata per verificare! Nessuno di noi azzardò che fosse una copia perfetta, ma il dubbio che non fosse proprio realizzato secondo le caratteristiche della nostra cementeria, in pieno centro urbano ed in un territorio che punta il suo futuro sul turismo, era più che leggittimo.
Che quel progetto presentasse "anomalie" dunque, rispetto alla sicurezza ambientale richiesta per un simile impianto, era prevedibile ma tutto ci aspettavamo meno che rilevarlo dalla Conferenza di Servizi che in qualche modo avrebbe dovuto dare il via alla fabbrica. Oltre a non specificare come fronteggiare l'aumento del traffico di mezzi pesanti, il controllo sulle polveri, le ceneri incombuste dei rifiuti, gli imprevisti, le autorizzazioni pregresse (avute o meno)etc. ... gravi lacune presenta rispetto al sistema di monitoraggio delle emissioni in atmosfera!
Insomma ... la comunità corre grossi rischi consentendo alla fabbrica di alimentarsi con i rifiuti (provenienti da chissà dove) solo per spendere sempre meno - anzi guadagnandoci - in combustibili, aumentando così i suoi profitti.

Ma più delle nostre osservazioni valgono gli atti, percui pubblicando l'intero verbale della Conferenza di Servizi tenutasi il 15 settembre 2010 [clicca quì per scaricarlo in pdf], presso il Dipartimento Ambiente della Regione Calabria, diamo a tutti la possibilità di comprendere la complessità della trasformazione dell'impianto e le posizioni effettive degli enti intervenuti, che in breve riassumiamo, anche se è utile preliminarmente sottolineare le due sorprendenti "discrasie politiche" che emergono dal verbale: Seppur sulla stampa locale emerge una posizione "quasi favorevole" del comune di Vibo (al pari dello schieramento di destra) sul CDR, nel verbale risulta in realtà molto riluttante: non esprime alcun parere, subordinandolo alla piena conoscenza dei dati pregressi e del futuri, oltre che alla stipula di una convenzione compensativa. Stesso discorso per la Provincia: seppur sulla stampa locale emerge una posizione contraria (al pari dello schieramento di sinistra), l'Ente si esprime favorevolmente sul CDR, con qualche riluttanza sulle emissioni in atmosfera.
Ma leggiamo attentamente le posizioni espresse dagli enti presenti alla riunione:

Il Comune di Vibo Valentia ritiene fondamentale che il monitoraggio sia specificamente dettagliato da ARPACal, con particolare riferimento alla necessità della ditta di utilizzare CDR come combustibile alternativo, le cui ricadute non sono note al Comune. Il Comune chiede che gli sia chiarito l'iter concessorio dello stabilimento e gli aspetti urbanistici, oltre a conoscere quali siano le emissioni che si individueranno al camino, con particolare riferimento al rispetto dei limiti di legge. Ulteriore richiesta da parte del Comune è sapere qual è la compensazione ambientale agli eventuali impatti ambientali arrecati al territorio, e che venga stipulata apposita convenzione prima del rilascio del parere conclusivo. Ritiene inoltre che, per poter esprimere il proprio parere di competenza, sia necessario acquisire preventivamente la VIA.

II Consorzio Industriale di Vibo Valentia fermo restando il rilascio dei previsti pareri ambientali, ricorda che è opportuna la stipula di un atto aggiuntivo alla convenzione in essere con la ditta perché sia migliorato l'afflusso all' impianto in modo da alleggerire la viabilità esistente prima della conclusione dell 'iter del procedimento.

L'ARPACal per gli aspetti ambientali, che specifica la necessità di acquisire la compatibilità ambientale, senza la quale non si ritiene possa essere chiuso il procedimento. Chiede che il piano di monitoraggio sia rettificato ed integrato con una serie di indicazioni che vengono allegate, che la ditta si riserva di presentare. Entrando nei contenuti le prescrizioni introdotte servono ad effettuare controlli più stringenti sulle emissioni (controllo in continuo con accesso da parte di ARPACal) per la verifica dei limiti di legge, oltre ad avere analisi periodiche sui prodotti (rifiuto) in ingresso ed in uscita all'impianto. In merito all'utilizzo del CER 16.01.03 sia specificato che si tratta esclusivamente di pneumatici fuori uso e non altre parti di gomma dei veicoli. Particolare attenzione deve essere anche dedicata alle caratteristiche del cdr in ingresso utilizzato come combustibile. L'ARPACal segnala l' esigenza di poter fare un sopralluogo sull'impianto.

La Provincia, in linea di massima rilascia parere favorevole relativo ai rifiuti a condizione che vengano rispettati i limiti previsti dalla legge, mentre per le emissioni in atmosfera si riserva di rilasciare il parere previa valutazione del piano di monitoraggio delle emissioni diffuse e convogliate.

L'ASP di Vibo Valentia fa proprie le prescrizioni dell 'ARPACal vista la necessità di conoscere quali siano le emissioni dei camini e di averne un controllo in continuo e comunque vincola il proprio parere al parere di compatibilità ambientale.


Se dunque quel progetto presenta tali carenze, come messo a verbale, è di fatto del tutto inattuabile, dunque non approvabile da nessun ente per come è stato presentato!
Ma una domanda però ci gira in testa come un tarlo:
Come è possibile che si discuta di autorizzare o meno CDR e PFU, modificando l'impianto di una azienda che ancora oggi immette nell'atmosfera i suoi fumi, filtrati o meno, senza/priva (come risulta dal verbale pubblicato oggi) l'Autorizzazione Integrata Ambientale e ... ancor più la Valutazione d'Impatto Ambientale per l'attuale impianto?

Commenti

Anonimo ha detto…
Salve, premettendo che sono completamente contrario alla conversione del cementificio, volevo portare all'attenzione alcuni fatti che emergono dall'articolo. Le osservazioni fatte dai vari enti in sede di conferenza dei servizi (credo in seguito alla procedura di VIA)sono per chi conosce queste procedure la normalità, nel senso che il committente (italcementi)volutamente omette la presentazione o la completezza di alcune perizie in quanto nelle procedure di VIA le eventuali integrazioni possono essere chieste dagli enti solo una volta. Quindi nel momento in cui la società fornirà le perizie/pareri richiesti, la conferenza dei servizi dovrà esprimersi bocciando o dando parere positivo all'impianto. Quindi se gli enti di controllo dovessero accorgersi a posteriori di ulteriori problemi, non potranno più sollevare alcuna richiesta di chiarimento che riguardi il progetto (questa è una "furbata" che in genere adottano le aziende). Per quanto riguarda invece la VIA per l'impianto (cementificio) esistente, non credo che quando è stato ammodernato (credo ormai qualche decennio fa) fossero necessarie le procedure di VIA ma di questo non ne sono sicuro.
Concludo dicendo che è già scandaloso avere una pressione ed una concentrazione di fabbriche altamente inquinanti nel territorio di Vibo Marina. E' altrettanto scandaloso come sia palese l'omissione dei controlli da parte degli organismi preposti.

F.M.
TimpaJanca ha detto…
Se le info sono corrette, Italcementi ha presentato nel 2007 un progetto per l’utilizzo di CDR nella cementeria di Vibo Marina. Condivido le obiezioni – sia formali che sostanziali – riguardo l’opportunità di integrare l’attività della cementeria con quella di incenerimento di RSU.
Mi preme, in questo intervento, evidenziare alcune cose:
secondo la stessa Italcementi, nel 2006 (quindi prima della presentazione della RELAZIONE TECNICA DESCRITTIVA CEMENTERIA DI VIBO VALENTIA
IMPIANTO DI ALIMENTAZIONE DI CDR ALLA LINEA DI COTTURA, che è datata 10/07/2007) nell’impianto di Vibo Marina sono stati bruciati ben 674 tonnellate da “ceneri pesanti da incenerimento di RSU e assimilati e da CDR” (fonte: http://www.italcementi.it/NR/rdonlyres/8EF27E2E-5AAE-42E8-B9CE-C0F65653EEDD/0/ViboValentiaPresentazionecompleta.pdf , pag.36), oltre ad altre “materie prime alternative”. Con quali autorizzazioni? Con quali controlli della qualità dell’aria? Con quali effetti sulla salute pubblica e sull’ambiente?
Infine, un’ultima considerazione: nel “progetto CDR” la stessa Italcementi afferma che “La valorizzazione energetica del CDR e dei PFU nei forni da cemento non produce ceneri di combustione in quanto quest’ultime vengono inglobate nel clinker entrando a far parte del prodotto finito. Le ceneri sono infatti chimicamente affini ai costituenti della miscela cruda e non producono variazioni qualitative del clinker prodotto. Gli inceneritori invece producono ceneri di combustione in misura circa del 30% in peso del rifiuto alimentato, che devono essere smaltite in seguito.” (Studio Impatto Ambientale – SIA – d.d.30.04.2009, pag.6 del “Quadro di riferimento progettuale”). Ecco, anche qui la domanda sorge spontanea: le “ceneri di combustione” (comprese le pericolose PM10 e le inafferrabili e infiltrabili PM2,5) vengono inglobate nel prodotto finito. A casa mia, ciò è come creare la più grande discarica diffusa di rifiuto pericoloso. Qualcuno (tra le decine di personaggi titolati a farlo) vuole cortesemente chiedere conto anche di ciò?

www.timpajanca.blogspot.com

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