CHIUDE L'ITALCEMENTI, MA SOLO PER PROFITTO: ORA DECENNI DI PROFITTI VANNO RESTITUITI ALLA CITTA' !

Le pagine de "Il Quotiano della Calabria" di oggi.
La grave crisi dell'edilizia ha prodotto i suoi effetti in tutti i settori dei materiali da costruzione, in particolare su quello del cemento. Tale situazione, che si protrae ormai da più di 4 anni, non è più sufficiente fronteggiarla con misure temporanee e parziali. Il costante e progressivo peggioramento dei volumi venduti ha assunto carattere di strutturalità ed una entità tale da richiedere un adeguamento della capacità produttiva installata già pesantemente ridotta in questi anni nella sua utilizzazione effettiva. L'intervento di razionalizzazione interessa prioritariamente gli impianti caratterizzati da andamento dei costi per materie prime o energetiche che non li rendono competitivi rispetto ad altri e che li collocano fra quelli che generano passività non ulteriormente sopportabili.
Tra questi impianti rientra la cementeria Vibo Marina, per la quale l'azienda è costretta ad attivare la procedura per il licenziamento per riduzione di personale e collocazione in mobilità per un numero complessivo di 82 lavoratori in forza presso la suddetta unità lavorativa. Al momento non sono previste attribuzioni patrimoniali eccedenti quelle di spettanza, nè è stato possibile reperire soluzioni alternative ai licenziamenti trattandosi di cessazione d attività.
Il difficile contesto in cui si è trovata ad operare la cementeria ha precluso soluzioni logistiche e normative che avrebbero consentito di mantenere un adeguato livello di competitività industriale. In conseguenza del quadro appena esposto l'impianto sarà chiuso entro il terzo trimestre dell’anno, e sarà attivata la  procedura di mobilità per tutto il personale.

Queste sono le parole dell'Italcementi. In soldoni, così come funziona oggi, lo stabilimento di Vibo Marina non è competitivo e lo chiudiamo. Si comincia col farlo nelle comunità più esposte al ricatto, prive di convenzioni ed obblighi che ne sanciscano la mission sociale con gli enti locali e regionali, nelle quali gli anni hanno dimostrato che è possibile far di tutto al minimo costo aziendale. In verità chiudono i due stabilimenti con le comunità più deboli, asservite ed al Sud, dove è diventata prassi non rispettarle!
Con questa strategia, ringraziando per la recente riforma sul lavoro che la consente efficacemente, si lancia un segnale al Governo, ricordando le soluzioni normative proposte ...e precluse.
L'assoluta doccia fredda subita localmente alla notizia della improvvisa decisione dimostra che il contesto ambientale conta ben poco, che nessuno localmente poteva in qualche modo influire sulle scelte da prendere, percui nessuno è stato consultato o informato in anticipo.
Siamo solidali, come sempre del resto, con gli operai (di ieri, di oggi e di domani) invitandoli a riflettere sulla marginalità nella quale la multinazionale del cemento ha relegato e costretto da sempre tutti noi ... grazie ai nostri soloni politici!
(Febbraio 2008. L'abbattimento delle torri degli anni '40)

C'è tempo fino a settembre per trovare una soluzione ... e senza genuflessioni, se la scelta non sarà rivista, diventerà ben più utile guardare in avanti e considerando che lo stabilimento è inserito nel centro del contesto urbano,  non potrà mai essere consentito si trasformi in un'area industriale dismessa al pari della Basalti Bitumi o tante altre! SE CHIUDE L'ITALCEMENTI E' SOLO PER NON PERDERE I SUOI PROFITTI.
Se la scelta aziendale è fatta, e non nasconde altre finalità legate a nuovi profitti ... è inutile perdere ulteriormente tempo.
Va rivendicato da subito un Piano di Risanamento e Recupero Ambientale - A TOTALE CARICO DELL'AZIENDA - delle decine e decine di ettari occupati dall'impianto, dai depositi e dalle cave, con l'impegno di occupare i dipendenti in tutte le attività da implementare a tale scopo!
Ma ovviamente ... succederà altro! Perchè è proprio per questo è stata scelta la fabbrica vibonese!

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