ITALCEMENTI: CASSA INTEGRAZIONE? LA SCELTA FATTA ... E' L'UNICA ASSUNTA!


"L'azienda ha firmato con le organizzazioni sindacali un verbale in base al quale si prevede un percorso che, partendo dal ritiro della procedura di mobilità, porterà all’utilizzo di diversi e alternativi ammortizzatori sociali, al fine di contenere l’impatto sociale della chiusura degli impianti di Vibo Marina e Porto Empedocle. La decisione di cessare l’attività nei due impianti rimane confermata, non essendo cambiato il difficile quadro economico che ha portato l’Azienda ad assumerla"

Esito dell'incontro in Federmaco Confindustria a Roma del 14 giugno. 

Mentre aspettiamo i commenti della triplice, riportiamo i primi commenti della politica e dei sindacati. Tassone (Udc) Sangue (Ugl) ; Centrella (Ugl)

Per essere più completi nell'informazione però ... è il caso di approfittare di quanto rintracciamo su un altro blog, su questa drammatica vicenda, il cui lato occupazionale è drammaticissimo ... ma ancor più drammaticamente inquietante è l'atteggiamento dei protagonisti locali, che giocano con sorprendente leggerezza sulla pelle degli operai al pari di come fanno con la pelle dei cittadini.
Eh, si! Si perchè, tra le altre cose, scopriamo che quello che oggi ci viene venduto come risultato dell'attuale "lotta sindacale ed impegno politico" alla chiusura dello stabilimento, vale a dire la CIGS , in realtà risulta già decisa e firmata dal Ministero del Lavoro a maggio scorso, esattamente il 7/5/2012, con Decreto n. 65650(leggi il decreto online dal sito del Ministero) , e tutti ... e ancor più sindacati degli stabilimenti elencati ... ne erano al corrente! E questo dunque conferma quanto dice l'azienda, di non aver fatto alcun atto che non fosse già noto, smentendo così quanti ancora oggi affermano che la chiusura è un colpo a tradimento, a sorpresa!


Non possiamo dunque che riprendere l'articolo integralmente - del quale condividiamo interamente  il contenuto - segnalandovene il link, perchè gli spunti di documentazione e riflessione, meritano di essere conosciuti ed approfonditi! Ovviamente se queste cose dovessero trovare una autorevole (?) smentita, saremo pronti a chiedere venia, rettificare e rimuovere l'articolo. Ma, mentre dubitiamo che vi sia in giro ormai l'ombra dell'autorevolezza, ci poniamo un quesito grande come un "altoforno":  è ancora possibile l'etica della correttezza in questo territorio?

"La stampa, oggi, riporta che “da parte di Comune di Vibo Valentia, Provincia di Vibo Valentia e Regione Calabria è stata prospettata la possibilità che l'azienda ottenga il permesso di utilizzare il combustibile da rifiuto e la rivisitazione delle autorizzazioni per le attività estrattive all'acquisizione della materie prime e la riduzione delle limitazioni degli arrivi di nave che trasportano il carbone” (fonte: corrieredellacalabria.it). La stessa stampa riporta che anche le organizzazioni sindacali si dicono unitariamente d’accordo (fonte: ilquotidianoweb.it ). Mentre ieri il Governatore Scopelliti ha annunciato urbi et orbi che chiederà immediatamente un tavolo di crisi al Ministero dello Sviluppo economico”. 
Cosa vuol dire ciò?
Semplicemente, che ancora una volta si adotta la politica del fatalismo e del “caliamo le brache” e che lo si fa fino a mettere la rischio la pelle e la salute dei cittadini vibonesi tutti?
La trattativa sulla CIGS si è conclusa nel gennaio scorso e i sindacati lo sapevano, come si evince dalle rassegne stampa delle loro dirette organizzazioni sindacali (vedi qui). E il Ministero del Lavoro ha concesso la CIGS (firmata con decreto n.65650 del 7/5/2012) a partire dal 1 febbraio 2012 fino al 31/01/2013.  
Dov’erano le rappresentanze sindacali vibonesi? Non è, quindi, giustificabile la “caduta dal pero” delle rappresentanza sindacali, istituzionali e politiche vibonesi, visto che le stesse sapevano da oltre 5 mesi che sarebbe arrivata la “tegola”.
Questo porta, inevitabilmente, a fare delle considerazioni sulla reale capacità, di certi “sindacalisti” e certi politici locali, di rappresentare (realmente e lealmente) i lavoratori e i cittadini vibonesi: quali presunzioni si celano dietro un comportamento del genere? E, soprattutto, a chi giova?
La “vertenza Italcementi” di Vibo Marina appare chiaramente come la classica “polpetta avvelenata” che la Comunità vibonese dovrà ingoiare sotto ricatto. Solo che questa volta – a differenza di ciò che si vuole fare credere - il “ricatto” è endogeno, non esogeno.
Infatti, il “ricatto” non lo fa l’Italcementi (essa persegue i suoi interessi, magari con metodi rozzi, se si vuole, ma pur sempre legittimi), che si prende anche il lusso di “cazziare” le “istituzioni” locali praticamente dicendo loro che si potevano svegliare prima. Bensì le Istituzioni – pubbliche e private – che hanno la presunzione e la supponenza di “gestire” un territorio e il suo fragile tessuto economico con un’incoscienza amaramente disarmante.
Come si fa a dare fiducia a certi rappresentanti (politici e sindacali)?
Perché accettare di partecipare – palesemente dalla parte del torto, peraltro – a quella che, ogni giorno che passa, si trasforma in una guerra tra poveri e disperati?

Basta leggere la relazione al resoconto intermedio di gestione al 31 marzo 2012 (trimestrale) di Italcementi, per capire quali sono le strategie di sviluppo del gruppo: utilizzare le dismissioni in Italia, per fare investimenti in Bulgaria e India. In altre parole, delocalizzare. O, in alternativa, abbattere i costi di energia (ed incrementare gli utili) con attività di revamping (CDR, PFU, petcoke).

Il progetto ravamping (CDR, PFU e petcoke) è un progetto criminale per tutta la Comunità! Per capirlo, al di là delle annose inefficienze delle istituzioni e degli enti che dovrebbero tutelare la salute pubblica, basta leggere le relazioni e le “condizioni” poste  dall’Italcementi (e avallate da Comune, Provincia e Regione) per portare a termine il progetto. (Proprio su questo blog è stato coniata, a suo tempo, la definizione “Cemento Armato” riferita al progetto revamping CDR, PFU e petcoke all’Italcementi di Vibo Marina).
E se tale progetto non è stato ancora avviato, non si deve certo alle iniziative delle istituzioni e/o dei rappresentati politici e/o sindacali del vibonese, chiedendo precise garanzie per la tutela della salute pubblica. Si deve principalmente a quelle (in apparenza) poche persone che hanno cuore la salute pubblica e l’ambiente di Vibo Marina. Persone che s’informano e obiettano con argomenti concreti alle parole vane e meramente propagandistiche di chi è stato eletto per rappresentare gli interessi della Comunità tutta.

Per fortuna, la Calabria fa ancora parte dell’Italia. E in Italia vigono leggi sulla tutela della salute pubblica e ambientale, che hanno reso, fino ad oggi, inattuabile il “progetto revamping” (che – è bene specificarlo - non è altro che un inceneritore di ogni schifezza possibile e immaginabile, senza avere però le caratteristiche, i “filtri” e le “garanzie” di un inceneritore vero e proprio).

Infine, per chiudere il cerchio del ragionamento: a cosa serve il tanto proclamato “tavolo di crisi da aprirsi presso il Ministero dello Sviluppo economico”, di cui il Governatore Scopelliti ne ha annunciato la “immediata” richiesta, nei giorni scorsi? E’ troppo scaltro il “caro Beppe” – evidentemente, già in rampa di lancio per candidarsi al Parlamento nazionale nel 2013 -, per confondere il Ministero del Lavoro (che si occupa di CIGS) con il Ministero dello Sviluppo Economico. La sua non è una gaffe. Infatti, il messaggio è stato subito recepito dai sindacalisti e dai politici vibonesi, i quali hanno immediatamente avviato l’operazione di fine strategia “caliamo le brache”. 
Alta politica allo stato puro… Purtroppo, solita vecchia politica dell’emergenza. Quella “politica” che porta a gestire il tutto “in deroga”. 
Anche di quelle leggi che salvaguardano la salute pubblica e l’ambiente. Per questo, si chiede un “tavolo” presso il Ministero dello Sviluppo Economico: per superare i limiti imposti dalla legge (e non tenuti in nessuna considerazione dalle Istituzioni calabresi che a suo tempo hanno avallato il progetto revamping, con la scusa dell’emergenza rifiuti…) e ri-presentarsi candidamente agli elettori con l’ennesima operazione “re-virgination” truffa. A spese della salute e della dignità di tutta la Comunità vibonese.
Ma, del resto, da personaggi così “sensibili” e “responsabili cosa ci si può aspettare? In tutta questa messe di parole in libertà, da nessuno si è sentito esprimere un concetto semplice e dignitoso: Cara Italcementi, se decidi di andare sei libera di farlo, ma non prima di aver ripristinato e bonificato le aree che la tua attività ha inevitabilmente intaccato."


estratto da TimpaJanca

Commenti

TimpaJanca ha detto…
Grazie per la diffusione. Anche noi non si vede l'ora di chiedere venia, a seguito di autorevole, argomentata e dimostrata smentita. Nel frattempo, avanti tutta con il contributo più efficace che si può a tutta la Comunità di Vibo Marina/Porto Santa Venere: l'OPERAZIONE VERITA'.

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