MAMMA ITALCEMENTI CHIUDE ... PER FAR RIAPRIRE AD UNA CONSORELLA!


Lo sciopero di oggi

Con un certo fastidio riportiamo un articolo uscito oggi su MilanoFinanza. Fastidio ... non certo per il suo contenuto, ma per quello che lascia comprendere. Nel leggerlo si comprende come ormai i veri interlocutori di quello che qui chiamano il "colosso del cemento" sono in realtà i mercati azionistici internazionali, ai quali è noto il "piano di riorganizzazione" italiano dell'azienda, più che ai suoi dirigenti e operai ... ed ancor più della nostra folkloristica politica.
I mercati ... sanno quello che non è stato scritto nelle lettere di chiusura inviata a Vibo ed a Porto Empedocle. Il colmo è che se lo sa il mercato lo sanno tutti ... e invece no: i nostri parlamentari, consiglieri regionali e comunali, sindaci e presidenti brancolano nel buio; "sarà difficile far ripensare l'azienda, visto che prima di chiudere non ci hanno fatto sapere niente!". In realtà i nostri politici (o i loro consulenti) semplicemente non leggono, altrimenti avrebbero saputo quanto gli analisti di banca scrivono da qualche giorno, con informazioni precise rispetto al futuro dei due stabilimenti: Italcementi li "chiuderà entro il terzo trimestre 2012 (... per) essere trasformati in centri di macinazione del clinker.
Dunque a settembre chiuderà la mamma Italcementi ... e, per fortuna dei lavoratori, aprirà una azienda-figlia consociata,  per produrre solo clinker.

Di questa "notizia" non c'è traccia nei giornali locali o nelle dichiarazioni di qualche politico. Tutti all'oscuro? Non lo sappiamo, certo non ci sarà da sorprendersi se nei prossimi giorni, leggeremo che la riapertura della fabbrica con una azienda consociata, e che seppur macinerà solo clinker... è stata possibile grazie ai "tavoli di concertazione" con le istituzioni locali, che son addivenuti alla soluzione grazie al politico tizio, caio e sempronio. Sarebbe grave ... e fastidioso, scoprire che localmente si inviano comunicati che lasciano intendere tutto e niente, mentre nel mercato finanziario gli analisti bancari conoscono tutti particolari del percorso di rilancio dell'azienda e dei suoi prodotti.
E così, mentre altrove al Nord ci si aggrega per far fruttare le azioni, al Sud si lascia lacerare nei conflitti intere comunità, magari in attesa dei modi, dei tempi o degli uomini giusti a cui far dare una notizia, quella della riattivazione dei mulini, che varrà un bel pò consenso.
Non spieghiamo altrimenti la disparità di trattamento informativo.
Tentando dunque di "disarmare" questa strategia ed evitare l'esacerbarsi del conflitto anche nella nostra comunità, vi riproponiamo  l'articolo per intero.
Lo facciamo anche per distrarvi educatamente dalla sceneggiata quotidiana di quanti sbandierano - come un vecchio disco incantato - che la colpa della chiusura non è dei mercati ma  dei soliti quattro frustrati ambientalisti, che rendono ormai all'azienda impossibile produrre cemento in questo contesto come sempre ... da decenni in attesa di ottenere la VIA (Valutazione d'Impatto Ambientale), la AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) o altre bazzecole di carta come queste, che come si sa ... da queste parti sono solo pratiche burocratiche fastidiose e costose. 

Italcementi, il mercato premia la riorganizzazione in Italia
Di Francesca Gerosa

Italcementi razionalizza le attività in Italia e a Piazza Affari guadagna oggi il 3,57% raggiungendo quota 4,12 euro. La società ha annunciato venerdì scorso a mercato chiuso che cederà a Colacem, quarto produttore italiano per capacità installata, una piccola cementeria ubicata in Toscana (impianto di Pontassieve).
Inoltre, chiuderà entro il terzo trimestre 2012 due cementerie di media dimensione che potrebbero essere trasformate in centri di macinazione del clinker. Infine, Italcementi ha anticipato che annuncerà un'altra operazione sempre in Italia (swap di asset?) entro la fine dell'anno.
"Il piano è volto a razionalizzare la struttura industriale, consentendo a Italcementi di affrontare in modo più efficiente l'attuale situazione economica e contemporaneamente mettere in atto una nuova produzione e un nuovo sistema di distribuzione in grado di assorbire la futura domanda attesa non appena il mercato italiano recupererà terreno", commentano stamani gli analisti di Banca Akros (hold e target price a 5,90 euro confermati sul titolo). 
In aggiunta, "Italcementi potrebbe introdurre altre misure volte a incrementare l'efficienza della sua produzione per adattarla alle nuove condizioni del mercato", precisano gli analisti della banca. "Anche se l'azienda non ha rivelato il prezzo di vendita dell'impianto di Pontassieve crediamo che questa mossa sia positiva sia per Italcementi, che sarà ridurrà i costi fissi, sia per l'intera industria italiana perché diminuisce la capacità di cemento".
Sono, insomma, i primi segnali di razionalizzazione del mercato italiano che vanno nella direzione di adeguare la capacità installata al nuovo scenario sui consumi, scesi dal picco di 45/46 milioni di tonnellate annue a circa 30 milioni. La notizia è quindi molto positiva, in particolare se verrà seguita da operazioni simili da parte di altri operatori di mercato.

Estratto da Milano Finanza del 11.06.2012

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