GRAZIE SENATORE!

Ci eravamo ripromessi di non pubblicare sul blog articoli di stampa che esprimessero la posizioni, autorevole o meno, dei politici locali o, per meglio specificare, di quelli che proprio stamani l'ex parlamentare Murmura definisce come "drappello di incapaci sostenuti dai partiti" dei quali è palpabile la "diffusa deficienza", ma l'argomentata nota del senatore pubblicata stamani merita una eccezione. La merita perchè ripropone (con il pregio di esser posta con sua ormai nota arguta ed ironica maniera) i temi che hanno fatto ai più storcere il naso sulla proposta di legge sull'istituzione del nuovo comune di Porto Santa Venere, ed al contempo la reputiamo utilmente arricchita di informazioni - forse storiche - relative agli anni successivi alla proposta di Legge Larussa, anni nei quali egli recitò un ruolo chiave nel dotare le - allora - "agitate" frazioni di una serie di infrastrutture e opere pubbliche (che ancora oggi, ahinoi! rimangono le poche ed uniche visibili sul territorio costiero) e nel far sciogliere come neve al sole ogni pretesa allora rivendicata.
I tempi sono cambiati da allora, lei è anche diventato più simpatico e disinteressatamente "engagè", ma anche la comunità costiera non è più quella di allora ed è altrettanto simpatica ed impegnata.

Innanzitutto è d'uopo ringraziare il senatore per il termine usato nel descrivere le condizioni dei cittadini vibonesi. Infelici. E' un'aggettivazione che calza con lo stato d'animo che onestamente in molti viviamo. E' un'aggettivazione che però ha il torto di spostare l'analisi da uno stato di fatto ad uno stato d'animo. Tende a distrarre dai problemi di fatto, ed è ben comprensibile la ragione: la coscienza di vivere una città che ha perso via via il suo ruolo propulsore di intelligenze, professionalità, di sviluppo nel sistema complessivo della società calabrese lascia l'amaro in bocca ed obbliga a voltare intimisticamente altrove lo sguardo. Già la sola pesante affermazione senatoriale, che ci rivela "una cittadinanza infelice, tagliata fuori da qualsiasi prospettiva di sviluppo", rende giustizia alle ragioni di chi propone un nuovo assetto amministrativo. Ed alla luce della spietata analisi si potrebbe comprendere pure chi osa girare lo sguardo altrove. Nel girare lo sguardo però è bene mantenere gli occhi aperti. Perchè solo ad occhi aperti si intravvedono le via d'uscita. La via proposta dalla numerosa comunità costiera, e non escludo possa trovare riscontro in molti cittadini della città del monte, ha il merito di alzare il livello della discussione sul futuro - da quì al prossimo millennio - delle due città infelici.
La proposta, partendo dallo stato di fatto, vale a dire dalla preoccupante crisi del sistema politico-amministrativo vibonese (in tutta evidenza non più in grado non solo di rappresentare al meglio le specificità territoriali e sociali delle due comunità, ma ancor più, di tracciarne linee di sviluppo che non penalizzino l'una o l'altra) individua nel riassetto amministrativo una soluzione utile e benefica sia per affermare principi di legalità, partecipazione e solidarietà, sia per impedire che l'evidente ed incolpevole (facciamo salva la buona fede) assenza di governo del territorio ne rinnovi gli abusi, la disgregazione ed i disastri. Del resto neanche l'elezione a suffragio universale del Presidente di Circoscrizione si è rivelata utile a porre sul tavolo della programmazione comunale i pressanti temi legati allo sviluppo condiviso dell'area costiera e della sua relazione strategica con il centro istituzionale.
Da qualche anno ormai le linee di sviluppo del comprensorio sono ben delineate: la città del monte si estende verso Ionadi; è solo in quell'area che l'imprenditoria (commerciale, edilizia, industriale e del terziario) realizza forti investimenti; in quell'area la stessa amministrazione pubblica vi investe in strutture (viabilità generale e tangenziali, edifici sportivi, cooperative, mercato comunale ed ancor più il nuovo teatro). In tale scenario non è improbabile immaginare il sorgere a breve di una forte spinta all'aggregazione dei due comuni, con un evidente vantaggio per la città del monte.
La città del mare al contrario è sempre più isolata: nessun investimento sulla SS18, assoluta assenza di servizi pubblici e sanitari, il porto - è già previsto - sarà regalato a Gioia Tauro, imprenditori edili continuano a costruire sui pendii delle colline, lungo gli argini dei fossi, nelle aree industriali dismesse verranno costruiti villaggi turistici a numero chiuso, nessun investimento strutturale è presente nei piani pluriennali per erogare servizi degni della seconda città della provincia, nessun imprenditore commerciale investe nel centro del borgo marittimo, eccetera, etc. Ma il grave è che la città del mare non è isolata soltanto da quella del centro: il grave è che lo è anche, in qualità e quantità di servizi esistenti, dai centri costieri compresi tra Joppolo e Pizzo! E questo nonostante l'aumento esponenziale della sua popolazione è tutt'altro che compromesso dalle infelici condizioni di vita. Questa analisi della realtà pone un problema serio alla comunità del mare come a quella del monte.
Non si tratta di Sindaci o Giunte di destra o di sinistra. Non si tratta di 10 o 1000 assessori. Nè di programmi enunciati o meno. Ci si è, in tutta evidenza, avvitati in un sistema burocratico-amministrativo che si dimostra quotidianamente inadeguato ed incapace a dare risposte puntuali, motivate dall'interesse collettivo ed efficaci, alle due esistenti città.
E' necessario, e non per oggi ma per il prossimo cinquantennio, riorganizzare un sistema politico-amministrativo che, per la sua evidente forza elettorale, esprime ormai solo una classe politica pedemontanizzata alla Provincia e del centro al Comune.
L'istituzione di un nuovo comune è una proposta, forse provocatoria per alcuni e strumentale per altri, ma pur sempre una proposta che, non dimentichiamolo, parte dal basso e traccia uno scenario di sviluppo integrato e solidale.
Se non con l'istituzione di un nuovo comune come risolvere l'evidente punto di crisi? Dagli altri ci si aspetta una controproposta piuttosto che una critica sui modi, i tempi e gli intenti del suo estensore. O il sostegno, se non si evidenziano soluzioni alternative ai problemi posti!
E' il vuoto di proposte che sta segnando negativamente il destino della città.
Va dato atto comunque del grande senso di responsabilità dimostrato dall'estensore della proposta di legge nell'aver colto la problematicità della situazione e le sue contraddizioni, con un un metodo al quale più nessun politico pare più avvezzo: ascoltare una comunità che pone un problema serio, ne legge i punti di crisi e di forza e ne propone, sfruttando gli strumenti della democrazia partecipata, una soluzione.
Di certo questa la proposta di legge si è rivelata un'occasione per far sentire una comunità più unita e felice!
Antonio Montesanti

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