IN MEMORIA DEGLI "UOMINI DAI POLMONI DI CEMENTO"
E’ il 1939 l’anno in cui la “Società Italiana per la Produzione di Calce e Cementi di Segni" dell'ing. Leopoldo Parodi Delfino, avvia la costruzione della cementeria di Vibo Marina, che entrerà in attività produttiva nel 1944.
Dal 1949 in poi, con l’attivazione del secondo forno, la società aumenterà progressivamente la produzioni (terzo forno nel 1961; quarto nel 1967) fino al 1974, anno in cui l’ Italcementi, acquistatala dal Gruppo Cementi Segni, prenderà in mano la gestione della cementeria. Oggi la fabbrica è lì, con nuovi edifici, nuove attrezzature, nuovi operai.
Ho un ricordo particolare legato al succedersi di queste fasi gestionali ed è il cambio della scritta societaria sul taschino sinistro della tuta dell’operaio Rosario Montesanti, mio padre, deceduto nel 2001 perchè le pessime condizioni dei suoi polmoni non furono in grado di “sostenerlo” nella fase post-operatoria di un intervento coronarico.
Comprendevo all'epoca il mutare della denominazione aziendale solo perchè coincideva con una tuta nuova, di un blu intenso, che periodicamente lo ripuliva dal cemento. Abitavamo nelle Palazzine del Cementificio, una appendice della fabbrica, nelle quali la quotidianità era intervallata dagli eventi periodici promossi dall’azienda:
la festa di Santa Barbara, la consegna annuale delle borse di studio, il natale o la befana degli operai… persino le prime classi della scuola elementare le ricordo svolte nei pressi, al pari delle messe domenicali celebrate da Don Costa.
Il primo giorno di lavoro dell’aiuto meccanico Rosario Montesanti lo ricavo dal suo Libretto di Lavoro, 25 settembre 1944, assunto come aiuto meccanico, matricola 2600501, compenso orario lire 3,45. In pratica scopro solo oggi che appartenne al primo gruppo storico degli operai, quello indissolubilmente legato ai primi anni di attività della fabbrica.
La “vita degli operai” era per me un mistero, reso impenetrabile dalle mura della fabbrica; Rosario terminò nel 1979 il suo rapporto di lavoro con l’Italcementi, come saldatore specializzato di 1^ categoria, e nonostante nel 1977 avesse ricevuto il titolo di Cavaliere del Lavoro, della sua “vita da operaio” non ne ha mai voluto parlare.
Non ne parla tutt'ora nessuno, nè gli anziani operai che ancora è possibile incontrare tra le vie della città e nè gli attuali giovani assunti, figuriamoci quelli che lavorano per le ditte esterne.
Potrebbe sembrare una fabbrica senza storia, invece non è così. Nei giorni scorsi ho rovistato tra le foto di famiglia ed ho scoperto – guardando tra le diverse fatte in fabbrica –un sorprendente mondo di uomini e di relazioni, del quale sarebbe un peccato disperderne la memoria, non fare diventare questa memoria "patrimonio di tutti".
Conosco Pietro un ex dipendente che, con una passione inusuale dalle nostre parti, è riuscito a raccogliere in questi anni foto, documenti e tanto altro, costituendo un Fondo Fotografico Documentale unico. Più volte ha proposto agli enti locali, così come ai dirigenti della fabbrica, di promuovere almeno una mostra dedicata a quegli “uomini dai polmoni di cemento”, ma a parte qualche labile ammirazione a nulla fino ad oggi è valso il suo impegno.
Nel nostro paese mancano tante cose, troppe forse… e fin quando mancheranno resteremo privi delle ragioni per crescere insieme, nel rispetto comune delle cose e delle vite che hanno animato ed animano la nostra città!
Una delle cose che manca è anche un luogo in cui riscoprire quelle fasi della storia della nostra città e della nostra fabbrica.
E’ un triste primato avere nel nostro territorio una moderna azienda internazionale, che si caratterizza certamente per essere rimasta la più antica della provincia, che non abbia investito un solo euro nel valorizzare la storia dei suoi operai.
Ed è un altrettanto triste primato notare che i nostri enti locali non abbiano mai investito un solo euro o concretizzato un solo atto amministrativo in grado di garantire memoria e dignità alla sua comunità di operai.
Mi piace l’idea che con queste poche righe sia in qualche modo possibile dare vita a quelle vite, ed è con questo piacere che pubblico alcune foto in cui Rosario è sempre circondato dai suoi compagni. Pietro sarà contento nel vederle e chissà, magari troverà ancora la forza di insistere nel perseguire il suo obiettivo, oppure magari grazie alla vostra visione sarà possibile dare un nome e cognome ad ognuno di loro… Magari chissà... forse, grazie anche alle vostre segnalazioni, foto e quant’altro possedete sugli operai dell'Italcementi, potremmo ricostruire sul web il diritto alla memoria che ci viene negato in paese. Potrebbe essere una bella iniziativa provarci insieme.
Dal 1949 in poi, con l’attivazione del secondo forno, la società aumenterà progressivamente la produzioni (terzo forno nel 1961; quarto nel 1967) fino al 1974, anno in cui l’ Italcementi, acquistatala dal Gruppo Cementi Segni, prenderà in mano la gestione della cementeria. Oggi la fabbrica è lì, con nuovi edifici, nuove attrezzature, nuovi operai.
Ho un ricordo particolare legato al succedersi di queste fasi gestionali ed è il cambio della scritta societaria sul taschino sinistro della tuta dell’operaio Rosario Montesanti, mio padre, deceduto nel 2001 perchè le pessime condizioni dei suoi polmoni non furono in grado di “sostenerlo” nella fase post-operatoria di un intervento coronarico.
Comprendevo all'epoca il mutare della denominazione aziendale solo perchè coincideva con una tuta nuova, di un blu intenso, che periodicamente lo ripuliva dal cemento. Abitavamo nelle Palazzine del Cementificio, una appendice della fabbrica, nelle quali la quotidianità era intervallata dagli eventi periodici promossi dall’azienda:
la festa di Santa Barbara, la consegna annuale delle borse di studio, il natale o la befana degli operai… persino le prime classi della scuola elementare le ricordo svolte nei pressi, al pari delle messe domenicali celebrate da Don Costa.
Il primo giorno di lavoro dell’aiuto meccanico Rosario Montesanti lo ricavo dal suo Libretto di Lavoro, 25 settembre 1944, assunto come aiuto meccanico, matricola 2600501, compenso orario lire 3,45. In pratica scopro solo oggi che appartenne al primo gruppo storico degli operai, quello indissolubilmente legato ai primi anni di attività della fabbrica.
La “vita degli operai” era per me un mistero, reso impenetrabile dalle mura della fabbrica; Rosario terminò nel 1979 il suo rapporto di lavoro con l’Italcementi, come saldatore specializzato di 1^ categoria, e nonostante nel 1977 avesse ricevuto il titolo di Cavaliere del Lavoro, della sua “vita da operaio” non ne ha mai voluto parlare.
Non ne parla tutt'ora nessuno, nè gli anziani operai che ancora è possibile incontrare tra le vie della città e nè gli attuali giovani assunti, figuriamoci quelli che lavorano per le ditte esterne.
Potrebbe sembrare una fabbrica senza storia, invece non è così. Nei giorni scorsi ho rovistato tra le foto di famiglia ed ho scoperto – guardando tra le diverse fatte in fabbrica –un sorprendente mondo di uomini e di relazioni, del quale sarebbe un peccato disperderne la memoria, non fare diventare questa memoria "patrimonio di tutti".
Conosco Pietro un ex dipendente che, con una passione inusuale dalle nostre parti, è riuscito a raccogliere in questi anni foto, documenti e tanto altro, costituendo un Fondo Fotografico Documentale unico. Più volte ha proposto agli enti locali, così come ai dirigenti della fabbrica, di promuovere almeno una mostra dedicata a quegli “uomini dai polmoni di cemento”, ma a parte qualche labile ammirazione a nulla fino ad oggi è valso il suo impegno.
Nel nostro paese mancano tante cose, troppe forse… e fin quando mancheranno resteremo privi delle ragioni per crescere insieme, nel rispetto comune delle cose e delle vite che hanno animato ed animano la nostra città!
Una delle cose che manca è anche un luogo in cui riscoprire quelle fasi della storia della nostra città e della nostra fabbrica.
E’ un triste primato avere nel nostro territorio una moderna azienda internazionale, che si caratterizza certamente per essere rimasta la più antica della provincia, che non abbia investito un solo euro nel valorizzare la storia dei suoi operai.
Ed è un altrettanto triste primato notare che i nostri enti locali non abbiano mai investito un solo euro o concretizzato un solo atto amministrativo in grado di garantire memoria e dignità alla sua comunità di operai.
Mi piace l’idea che con queste poche righe sia in qualche modo possibile dare vita a quelle vite, ed è con questo piacere che pubblico alcune foto in cui Rosario è sempre circondato dai suoi compagni. Pietro sarà contento nel vederle e chissà, magari troverà ancora la forza di insistere nel perseguire il suo obiettivo, oppure magari grazie alla vostra visione sarà possibile dare un nome e cognome ad ognuno di loro… Magari chissà... forse, grazie anche alle vostre segnalazioni, foto e quant’altro possedete sugli operai dell'Italcementi, potremmo ricostruire sul web il diritto alla memoria che ci viene negato in paese. Potrebbe essere una bella iniziativa provarci insieme.
Montesanti Antonio
Commenti
Va dato merito a chi ci ha lavorato. Dove si dice che per il cementificio si sono ammalati...
Vedi ad esempio il problema combustibile. Se l'Italcementi decidesse di usare il Metano invece del petcoke i vantaggi sarebbero per tutti non solo di salute... attivando il servizio per la fabbrica sarebbe cosa semplice estenderlo all'intera città ed in più non avremo l'inquinamento atmosferico conseguente. Ma la volontà non abita dalle nostre parti!
Riccardo