Giuseppe Maria Galanti(1743-1806) e la "scoperta" di P.Santa Venere

La mattina del 7 giugno del 1792, una feluca lascia la marina di Tropea. La barca trasporta un personaggio importante, inviato dal re di Napoli in missione in Calabria con il compito di visitare la regione e relazionare sul suo stato all'indomani del disastroso terremoto del 1783.
Nonostante il mare quasi calmo e il vento in poppa, i marinai addetti al servizio del Re obbligano i passeggeri a prender terra alla Rocchetta di Briatico per timore di una tempesta. Dopo cinque ore di cammino arrivano a Bivona. Qui, però, non trovano ad aspettarli, a causa di un equivoco, l'amministratore Biondi, per cui decidono di proseguire il cammino.
"Dov'era l'antico porto vi sono lagune che infettano l'atmosfera...Due o tre miglia distante da Monteleone ed in altrettanta distanza dal Pizzo, vi é un luogo molto opportuno per costruirvi un porto molto vasto. Si chiama Santa Venere. Il luogo merita attenzione. Si aspetta una distinta perizia colla pianta".
A scrivere queste impressioni di viaggio era Giuseppe Maria Galanti. Nel pieno della tempesta scatenata dalla rivoluzione francese, il governo del regno di Napoli aveva assegnato ad uno dei suoi uomini migliori la missione di visitare la Calabria. Iniziava un viaggio che porterà uno dei più grandi illuministi italiani di fronte alla desolazione di una terra devastata dalla natura ma ancora di più dai suoi abitanti e da un governo incapace di rispondere con riforme efficaci al disfacimento del tessuto politico e sociale. Il "Giornale di Viaggio" che Galanti scrive in questa occasione é una straordinaria testimonianza sullo stato della regione quasi all'inizio dell'800, ma che svela anche molteplici e inquietanti tracce di un gravido passato ancora troppo attuale.
Il 9 maggio era già passato da Monteleone. Le sue annotazioni sui monteleonesi non erano state molto benevole(...la popolazione di Monteleone ha un gran numero di gente oziosa, detti nel paese "spanzati", i quali sono ordinariamente inquisiti.Questa indisciplinatezza é qui per sistema. Il Tribunale é senza forza, mentre ha pochi soldati...).
"Il paese non ha porti. Il detto tesoriere ha assicurato che presso Bivona vi é un porto ch'é stato interrato dal fiume Trainiti.Tra questo luogo ed il Pizzo, li genovesi hanno scoperto un luogo assai adatto al porto di oggi: Santa Venere. Qui nell'inverno passato si salvarono da una forte burrasca cinque bastimenti. Il duca di Monteleone vi esige l'ormeggio. Si assicura che con 15.000 o 20.000 ducati si potrebbe costruire un ottimo porto, capace di moltissimi bastimenti...Lo stesso tesoriere Gagliardi ha promesso di rimettersi una pianta di detto luogo...
La pianta con la perizia arriverà sul tavolo dell'ammiraglio Acton, ministro della Marina, in 27-2-1793. Dopo una miriade di relazioni, perizie e piante, fatte da innumerevoli commissioni, il Re decreterà, in data 21.9.1858. la costruzione del porto, scegliendo Santa Venere fra le altre pretendenti fra cui Tropea,Pizzo,Scilla,Paola. Ma il merito principale di questa scelta si deve all'intuizione del Galanti, che può essere considerato uno dei più grandi illuministi italiani. Dalle sue numerose opere traspare una straordinaria modernità di vedute, unita ad un sodo realismo. Propose varie riforme, tra cui il decentramento amministratio nelle province, la trasparenza dei bilanci pubblici e una riforma fiscale per determinare la reale capacità contributiva del cittadino.
Intorno al porto si svilupperà, negli anni, un importante centro costiero, che ancora attende un adeguato riconoscimento della sua importanza.
E' per tutto questo che ,per noi, Giuseppe Maria Galanti rimarrà, idealmente, uno dei padri fondatori della nostra cittadina.

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