UN CONSIGLIO COMUNALE SUL DISSESTO IDROGEOLOGICO ... APERTO ALMENO AI PARROCI DELLA CITTA' !!!
Gazzetta del Sud di oggi |
E così, nuovamente, assistiamo inebetiti al diniego di un
Consiglio Comunale Aperto sul tema del dissesto idrogeologico del territorio.
Nuovamente, perché su questo tema il Consiglio aveva già detto di no a
discuterne a Vibo Marina, qualche mese dopo la ferita mortale del 6 luglio
2006. Perché un simile argomento deve rimanere un “tabù istituzionale” nei
rapporti tra cittadini ed amministrazione locale?
Quantunque ci si sforzi, non riusciamo a trovarne ragioni.
A nostro soccorso è utile richiamare alla memoria quanto scrisse, circa 40 anni fa, lo scrittore Ennio Flaiano nel libro “Le
ombre bianche” (Editore Rizzoli, Milano, 1972), con il quale vinse il
Premio Estense. Con la sua incisiva penna di uomo di cultura affronta il tema del dissesto idrogeologico della Calabria, ambientando il suo racconto in un paese
dell’Appennino calabrese “dove tutti sono in allarme perché da qualche tempo il
paese sta franando a valle. Questione di qualche centimetro al mese, di qualche
casa che si spacca, di qualche strada che cede. Le piogge, ma soprattutto il
taglio indiscriminato dei boschi, che prima facevano corona al paese, sta ora
producendo i suoi effetti”.
Flaiano descrive lo stato d’animo dei cittadini, che cercano
di correre ai ripari: “Un rimedio forse ci sarebbe: rimboschire presto,
attivamente. Soltanto dopo si potrà pensare a rimettere in sesto le case
pericolanti.”
Ma chi si accolla la spesa enorme di un rimboschimento così
esteso? Il Comune non ha soldi, la Provincia nemmeno, il Governo ha promesso
aiuti, ma non manda niente. Tutta la lotta politica di quegli anni, si svolgeva
attorno all’unico tema del rimboschimento, con la stessa litania di parole
della politica vibonese: “Promesse, promesse, promesse. I partiti promettono
moltissimo. L’onorevole monarchico accusa i repubblicani, anzi la Repubblica; i
comunisti accusano i signori; i signori accusano i contadini che hanno tagliato
i boschi per coltivare il grano. Tutti parlano”.
Ennio Flaiano |
Dunque, chiacchiere, tante chiacchiere. Fatti? Nessuno.
A
questo punto l’incisiva satira di Flaiano inventa la soluzione possibile, inattesa quanto efficace e concreta: “Un bel giorno si vede infatti una donna che
va a piantar un albero nelle forre della strada di circonvallazione. Il giorno
dopo, le piantatrici, sono due, tre, cinque. Nei giorni seguenti vediamo anche
qualche uomo. Cosa è successo? Gli alberi piantati sono quasi un centinaio, e
il loro numero aumenta ogni giorno, come mai questo nuovo senso negli
abitanti?”
Al lettore che, durante la lettura fa suoi questi interrogativi, lo scrittore fornisce una risposta che è possibile solo "riaccendendo" con ironia un possibile legame tra uomo e territorio:
“la risposta è semplice. Il vecchio parroco, un
uomo poverissimo, quando confessa i suoi fedeli invece di dar loro per
penitenza qualche preghiera, ha pensato che è più utile impegnarli a piantare
alberi. I peccati così serviranno a qualcosa, da ora in poi”.
“Tra qualche anno - dice il parroco- se i miei
fedeli seguiteranno a peccare come sempre hanno fatto, il rimboschimento sarà
completo”. E il sindaco? Non protesta per quell’occupazione di suolo pubblico?
No, anzi il sindaco va anche lui a piantare il suo alberello senza dare alla
cerimonia un carattere ufficiale”.
Fantastico Flaiano! L’esempio positivo del fare, contro la
negatività del disinteresse per il proprio territorio. È davvero
straordinaria la lezione!
Al prossimo Consiglio Comunale Aperto … magari negato a tutti i cittadini, ma aperto almeno i Parroci della città!
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